I grandi marchi americani salutano l’Italia in un grave momento di crisi causato dalla pandemia da Covid-19 e dalla concorrenza
La lista dei marchi statunitensi che, dopo annunci roboanti e investimenti consistenti, hanno chiuso i punti vendita in Italia è lunga. Comprende, tra gli altri, alcune firme molto importanti come Tory Burch, il brand della moda Banana Republic, che fa capo allo stesso gruppo di Gap, e l’insegna di gelati Haagen Dazs.
Le attività che hanno chiuso i battenti, non solo hanno deciso di fermare gli investimenti nel nostro paese, ma hanno lasciato nell’immediato numerosi dipendenti spiazzati che si trovano ora senza lavoro e alla ricerca di una sistemazione in un momento molto complicato per l’economia.
Il mito americano sta scricchiolando almeno per quanto riguarda alcuni famosi brand multinazionali che, dopo aver aperto i loro punti vendita nel nostro paese tra squilli di tromba e suono di fanfare, hanno deciso di levare le tende e lasciare senza lavoro migliaia di dipendenti, tutti ora alla disperata ricerca di una nuova sistemazione. Alla base della decisione dei brand statunitensi c’è una crisi inaspettata e irreparabile causata dal Covid-19 e non solo. Infatti a giocare un ruolo principale in questa crisi c’è l’alto livello di competitività del settore della moda che in Italia, più che in tanti altri paesi in giro per il mondo, ha un peso non trascurabile. Nel nostro Paese, infatti, l’offerta è estremamente vasta e i marchi italiani, dai piccoli ai grandi nomi della moda, sono un riferimento importante sia in termini di stile sia sul piano della qualità produttiva.
Dopo gli addii della griffe Tory Burch e del marchio molto noto tra i giovani americani di Banana Republic, anche Gap ha preso l’amara decisione di chiudere con gli investimenti in Italia e salutare l’economia del nostro Paese, nonostante l’apertura di grandi store e un battage pubblicitario martellante. Resistono, anzi moltiplicano il loro fatturato solo i marchi di sportwear e dello streetwear come Nike e Supreme che non hanno risentito in alcun modo del momento negativo, anzi sono stati capaci di aprire altri store.
Anche tra i grandi marchi del settore ristorazione la crisi ha mietuto delle vittime, tra i primi a salutare l’Italia è stata infatti l’insegna di gelati Haagen Dasz e nelle ultime settimane l’addio che ha fatto parecchio clamore è quello di Domino’s Pizza. Marchio che ha conosciuto lo splendore nell’era pre-Covid grazie a un sistema di consegna innovativo, che ha infatti risentito pesantemente della pandemia e di una doppia concorrenza che ha stroncato gli introiti delle attività in giro per l’Italia. Resta questo un settore dove la cultura culinaria italiana la fa ancora da padrona e non è facile scardinare vecchie e sane abitudini alimentari. Discorso a parte ovviamente per Mc Donald’s che ha saputo avvicinare il menù in chiave locale, arricchendolo di proposte e ingredienti tipici della cultura gastronomica italiana. L’unica novità in controtendenza è lo sbarco nella Capitale, dopo il lancio della prima apertura a Milano di Starbucks.