Le parole di Hillary Clinton rilasciate al Corriere della Sera sulla possibilità della vittoria di Giorgia Meloni alle prossime elezioni italiane, prima leader giovane e donna alla guida del nostro Paese.
La Clinton da anni porta avanti il suo operato politico sul tema della “leadership femminile”, e il fatto che una donna potrebbe salire per la prima volta salga sullo scranno più alto di Palazzo Chigi dovrebbe rappresentare motivo di giubilo per la candidata democratica alla Presidenza americana nel 2018, ovvero nelle elezioni in cui vinse il suo avversario, il repubblicano Donald Trump. Eppure, il problema è che questa stessa leader femminile si trovi ad essere una candidata di destra, ovvero politicamente schierata dalla parte opposta.
La Clinton si trova in Italia, a Venezia, per i DVF Awards, i premi per le donne della designer Diane von Fürstenberg, spiega il Corsera. Lei rappresenta la sua associazione no profit Vital Voices Global Partnership, fondata nel 1997. Per quanto riguarda le “leader donne che mi piacciono”, la Clinton nomina Jacinda Ardern, prima ministra della Nuova Zelanda, o Sanna Marin, guida della Finlandia che ha portato il suo Paese nella Nato.
Il commento di Hillary Clinton su Giorgia Meloni
Quando arriva però il momento di rispondere alla domanda su Giorgia Meloni, giovane e donna, la Clinton risponde: “L’elezione della prima premier in un Paese rappresenta sempre una rottura col passato, ed è sicuramente una buona cosa. Però poi, come per ogni leader, donna o uomo, deve essere giudicata per quello che fa”. Aggiungendo: “Non sono mai stata d’accordo con Margaret Thatcher, ma ho ammirato la sua determinazione. Chiaramente poi si votano le idee”.
Insomma, Giorgia Meloni come Margaret Thatcher? Questo emerge in parte dalle battute della democratica americana. Che un secondo dopo arriva persino ad ammettere che a destra le donne sono più supportate che nei partiti di sinistra, che a questo punto si trovano nella posizione di coloro che predicano bene e razzolano male. Stavolta, però, scagliandosi contro le avversarie: “Vengono protette dal patriarcato perché spesso sono le prime a supportare i pilastri fondamentali del potere maschile e del privilegio”.
Una battuta viene riservata a Trump, senza nominarlo, parlando però del tipo di politico “demagogo” che andrebbe d’accordo con “forze molto potenti che cercano di dominare non solo la politica, ma anche la cultura”, rigirando cioè a suo modo la stessa accusa tuttavia molto più facilmente rivolta al mondo democratico e progressista. E un’altra a Putin, e al conflitto in Ucraina, che come Joe Biden nel 2021 arriva a definire killer, rinfolocando ancora lo scontro tra le due potenze che potrebbero portare a un conflitto globale mettendo a rischio l’intera popolazione mondiale.
“Quell’uomo vuole ricostruire l’impero russo con lui al centro, come fosse Pietro il Grande. Gorbaciov era diversissimo, sia Ronald Reagan che il primo Bush dicevano che con lui si poteva dialogare”, dice Clinton che si definisce anche orgogliosa della lotta dell’Occidente contro la Russia nell’ambito dell’invasione dell’Ucraina. “Non so come finirà la guerra perché sceglieranno loro se e quando negoziare con Putin, ma sento che non è una cosa che avverrà a breve”.