“Il principio delle sanzioni è che devono fare più male al nemico che a noi. Purtroppo sull’energia non è così. Ridurre il gas russo, non avendo alternative, diventa un grosso problema, ma in primis per noi”. In una vecchia intervista rilasciata ad Aprile, Matteo Villa, responsabile Europa dell’Ispi (Istituto per gli studi di Politica internazionale), lanciò l’allarme.
Le sanzioni imposte alla Russia hanno colpito più Putin o le Nazioni che le hanno promosse? La domanda è tornata prepotentemente di moda alla luce degli ultimi dati sugli utili fatti registrare da Gazprom. Il gigante russo dell’energia (controllato dal Cremlino) ha realizzato profitti netti nei primi 6 mesi del 2022 per la bellezza di 41,75 miliardi di dollari. Allo scoppio del conflitto la stessa Gazprom aveva ipotizzato che la cifra si aggirasse intorno ai 30 miliardi. Gli utili del primo semestre sono i più alti mai realizzati nella sua storia e superano di ben 12 miliardi l’intero monte utili realizzato in tutto il 2021 che si era chiuso con profitti netti per 29 miliardi di dollari.
Gazprom vola (alle riduzioni drastiche sulle esportazioni, ha risposto con prezzi esagerati), mentre l’Europa fa i conti con una crisi energetica che ha già portato problemi alle bollette e rischia (con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno) di rappresentare uno scoglio difficilissimo da superare. Cosa succederà in Italia, in Francia, in Germania e in molti Paesi europei? La stessa Gazprom, sul suo canale Telegram ha ricordato che “Se anche i grandi Paesi europei dovessero riuscire a portare le proprie scorte di gas vicine al massimo livello consentito dagli stoccaggi” questo “non garantisce di superare la stagione dell’autunno-inverno in modo affidabile”. Parlando della Germania, Gazprom ha ricordato che “tra l’1 di ottobre e il 31 di marzo dello scorso anno, ha consumato 57 miliardi di metri cubi di gas, pari a 9,5 miliardi al mese. I livelli attuali delle scorte, pari all’84% degli stoccaggi e a 18,3 miliardi di metri cubi, sono attualmente comparabili al consumo medio di due mesi su sei”.
In Italia pensiamo a ridurre i termosifoni
Secondo il colosso del gas, con queste scorte la Germania può reggere al massimo un paio di mesi. E l’Italia? Mentre il Ministro Cingolani pensa di risolvere la situazione diminuendo di un’ora e di un grado il riscaldamento attraverso i termosifoni, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, regala uno specchio veritiero della situazione: “Se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all’83%, all’inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi. Quest’inverno non avremo ancora i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, se va bene arriveranno a maggio. Abbiamo aumentato le importazioni extra-Russia, circa 17 miliardi di metri cubi in più, ma non bastano a sostituire quei 29 miliardi che compravamo da Mosca”.