Dopo gli attacchi, gli insulti, i cartelloni pubblicitari rivoltati, ora arrivano i faccia a faccia con i contestatori sul palco. Quanto durerà questo clima?
Ha mantenuto la calma e il sangue freddo, gestendo la situazione con civiltà e difendendo il suo contestatore dall’intervento delle forze dell’ordine. Le immagini di ciò che è successo ieri sera a Cagliari, durante un comizio della leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni, hanno fatto immediatamente il giro del web, scatenando reazioni di ogni tipo.
Mentre la Meloni stava iniziando il suo comizio, un ragazzo è salito sul palco affrontandola e sventolando una bandiera che inneggiava ai diritti della comunità Lgbt+. La leader di Fratelli d’Italia ha mantenuto la clama, ricordando al ragazzo la necessità di avere opinioni diverse sull’argomento e quando le forze dell’ordine (che si erano fatte sfuggire il contestatore) hanno cercato di intervenire, le ha bloccate, cercando di mantenere la calma ed evitando che la situazione generasse. L’episodio, durato pochi secondi, è terminato con la Meloni che ha invocato l’applauso per il ragazzo.
Ciò che è successo non può passare in secondo piano. Innanzitutto per un semplice ed elementare problema legato alla sicurezza. Come è stato possibile che quel ragazzo (che aveva fortunatamente intenzioni poco bellicose), sia arrivato faccia a faccia con l’esponente politico che intendeva contestare? Possibile che nessuno si sia reso conto di quanto pericolosa sia diventata la situazione attuale alla luce dei continui attacchi personali ricevuti dalla leader di uno schieramento politico? Come mai ancora nessuno ha capito che demonizzare un avversario politico (oltre a fargli guadagnare popolarità) rischia di armare la mano di qualche contestatore con intenzioni ben più pericolose di quelle del ragazzo a Cagliari?
E soprattutto, cosa sarebbe successo a parti invertite. Il giornalista Giorgio La Porta, sul suo profilo Twitter ha lanciato una domanda: “Cosa sarebbe successo, a parti inverse, se un simpatizzante della Meloni fosse salito con la sua bandiera sul palco del GayPride e avesse interrotto il discorso della Cirinnà? Avreste gridato allo squadrismo?”.
L’episodio continua a far discutere e ha portato all’apertura di un’indagine da parte della Digos, che sta esaminando i filmati per valutare se altre persone possano essere coinvolte nei disordini scoppiati durante il comizio della presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ieri sera a Cagliari. Sono quattro le persone denunciate per resistenza a pubblico ufficiale e turbativa di comizio. E tra le persone identificate – in tutto una trentina – c’è anche il giovane salito sul palco a pochi minuti dall’inizio del comizio della leader di FdI sventolando una bandiera arcobaleno chiedendo il riconoscimento dei diritti della comunità Lgbt+. La matrice delle contestazioni sarebbe, a giudicare dai cori, di due tipi: indipendentista sarda e antifascista. Sono state sventolate, in una zona lontana dal palco di Piazza del Carmine, bandiere con l’albero deradicato di Arborea, emblema di volontà di autogoverno come nel periodo giudicale. E poi lo slogan in sardo, tipico delle manifestazioni indipendentiste: “Via l’Italia dalla Sardegna”.