Omicidio Yara Gambirario, ennesimo colpo di scena in questa vicenda: parla direttamente l’avvocato di Massimo Bossetti. Il caso potrebbe essere seriamente riaperto
Era il 26 novembre del 2010 quando a Brembate di Sopra, provincia di Bergamo, non si hanno più notizie di Yara Gambirasio. Alle 17:30 aveva appuntamento per l’allenamento di ginnastica artistica. Rimane lì per un’ora e dieci, dopodiché non si hanno più notizie. Nemmeno le telecamere del centro sportivo possono essere utili visto che, in quel momento, non funzionano e non potevano dare una mano. Il suo corpo, senza vita, fu ritrovato il 26 febbraio del 2011 a Chignolo d’Isola da un aeromodellista. Pochi mesi più tardi, il 16 giugno, viene arrestato Massimo Bossetti, un muratore incensurato colpevole di aver ucciso la ragazzina. Il suo DNA combacia perfettamente sugli indumenti intimi della ragazzina.
Un risultato che viene certificato anche dalla Cassazione. Anche se, le 54 provette che contengono la traccia biologica mista di vittima e carnefice, potrebbero accendere nuovamente una speranza per l’uomo che si trova in carcere a Bollate. Secondo quanto riportato dall’avvocato di lui, Claudio Salvagni, a poter essere indagata potrebbe essere proprio la pm Letizia Ruggeri. Secondo il legale lei potrebbe avere delle responsabilità precise nel cambio di destinazione che interrompe la catena del freddo dei campioni (conservati a 80 gradi sottozero). In quel caso il DNA potrebbe essere stato deteriorato rendendo vano qualsiasi tentativo di nuove analisi.
Nell’occhio del ciclone, nel prossimo consiglio che ci sarà a Novembre nel tribunale di Venezia, ci sono proprio le parole della pm davanti al procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito. Un atto composto quasi da 70 pagine “la difesa mette in fila quanto accaduto dopo il 12 ottobre 2018 quando la condanna diventa definitiva, senza che Bossetti abbia mai potuto vedere da vicino la ‘prova regina‘ che lo tiene in carcere“.
“Il 26 novembre 2019 l’avvocato Salvagni richiede l’accesso ai campioni di Dna (e la possibilità di esaminarli) e l’indomani ottiene l’autorizzazione, ma non sa che il pm ha già chiesto di spostare le provette: il 21 novembre i 54 campioni vengono tolti dal frigo e consegnati dal professore Giorgio Casari ai carabinieri di Bergamo, raggiungeranno il tribunale il 2 dicembre 2019, «12 giorni dopo» aver lasciato il San Raffaele“.
Nel frattempo la procura di Venezia ha archiviato la posizione della funzionaria responsabile dell’ufficio Corpi di reati e di Petillo accusati di frode processuale e depistaggio visto che, secondo loro, non c’era alcuna prova di un piano per poter depistare delle nuove indagini difensiva. Lo stesso Bossetti, però, ha voluto denunciare il tutto ed accusa chi ha rappresentato la pubblica accusa in tribunale. Per i seguenti motivi: “I 54 campioni erano idonei per nuove analisi e che le tecniche di oggi avrebbero risolto le gravi anomalie. Soprattutto che i campioni biologici dovevano essere conservati al freddo, per evitarne lo scongelamento e il conseguente deterioramento“.
Affermazioni che sorprendono la pm Letizia Ruggeri. Il 10 marzo 2021 venne ascoltata ed incalzata dal procuratore vicario di Venezia D’Ippolito. Questi ultimi l’avevano informata sul fatto che l’esame si poteva ripetere tranquillamente e che c’era del Dna sufficiente per poter effettuare una nuova comparazione. Altri colpi di scena non sono assolutamente da escludere.