Italia, l’emergenza educativa è sempre più allarmante: parlano i numeri

Un Rapporto getta luce sul dramma della scuola italiana oggi, totalmente “inadeguata” di fronte alle sfide del presente, e che necessita al più presto di investimenti (in particolare nelle aree più povere). 

L’impoverimento educativo cresce in Italia, dove purtroppo sempre più ragazzi abbandonano la scuola senza portare al termine il proprio ciclo di studi, e immettendosi nel mondo del lavoro del tutto privi delle competenze minime necessarie.

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(Ansa)

Lo spiega senza giri di parole l’associazione umanitaria Save the Children all’interno del rapporto dal titolo “Alla ricerca del tempo perduto”, definendola “dispersione implicita” e ricollegandone cause ed effetti tanto all’impoverimento educativo quanto alla povertà materiale. 

Un vero e proprio allarme in vista della riapertura delle scuole, che punta il dito su quelli che sono deficit strutturali a livello nazionale e locale che rischiano di segnare il mondo educativo ancor prima del suono della prima campanella. Il punto messo in luce è che dove povertà minorile e più alta, paradossalmente, la scuola è più povera, e si trova senza  mense o palestre, e quindi della possibilità di offrire il tempo pieno.

In Italia i numeri dicono che il 23,1 per cento dei 15-29enni si trova fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, facendo registrare il triste primato del numero di Neet più alto dell’Ue, addirittura il doppio di Francia e Germania. Il 12,7 per cento degli studenti abbandona gli studi prima di arrivare al diploma, e il 9,7 per cento del totale del 2022 si trova addirittura “senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università”.

L’abbandono scolastico aumenta al sud e dove non ci sono strutture

Dallo studio emerge anche il tema della forte disparità geografica, che fa segnare in Campania una percentuale pari al 19,8 di “dispersione implicita”. Su singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia oltre sei studenti su dieci non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, che in matematica arrivano al 70 per cento e alle prime tre regioni menzionate si aggiunge anche la Sardegna.

Nel sud l’abbandono scolastico registra numeri più alti della media nazionale, del 12,7 per cento, con cifre altissime in Sicilia, il 21,1 per cento e in Puglia, il 17,6 per cento. Save the Children nota una correzione con dati strutturali che riguardano ad esempio l’offerta di tempo pieno o il numero di mense e palestre, e dove queste sono presenti gli indici di dispersione sono più bassi.

L’organizzazione fa così anche una stima su quale potrebbe essere il costo nazionale per garantire il tempo pieno in tutte le classi della scuola primaria statale. Si parla di 1 miliardo e 445 milioni, che secondo Save the Children potrebbero ampiamente contribuire a ridurre le disuguaglianze educative territoriali. Investire il 5 per cento del Pil, con una percentuale pari a quella della media europea, significherebbe liberare circa 93 miliardi, contro i circa 71 stanziati nel 2020.

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