Italvolley, Lucchetta si esalta: “Che spirito di squadra! Io come Obi-Wan Kenobi”

L’ex giocatore, campione del mondo nel 1990, ha commentato in esclusiva a Notizie.com la vittoria della Nazionale nella finale contro la Polonia.

Palmares da lasciare a bocca aperta. Meriterebbe un altro trofeo da telecronista, Andrea Lucchetta. Trasmette passione, non solo competenza. Quello che in fondo sono riusciti a fare anche i ragazzi dell’Italvolley, ieri diventati campioni del mondo a distanza di 24 anni dall’ultima volta.

Andrea Lucchetta Italvolley
Andrea Lucchetta ha parlato in esclusiva a Notizie.com (Ansa Foto)

Schienata la Polonia in quattro set, un trionfo che può continuare a rilanciare il movimento: “Questa impresa ha il segno del senso di appartenenza dato dalla Federazione. Quando si veste quella maglia bisogna onorarla, si deve rispettare il tricolore. Si gioca per il tricolore che c’è sul petto, non per il cognome dietro la schiena”. Lucchetta, intervistato in esclusiva da Notizie.com, ha esaltato il modo di stare in campo della Nazionale: “Si è visto il nuovo modello introdotto, basato sulla spiritualita del gruppo. Giannelli è stato fondamentale per la sua personalità, non voglio parlare della sua partita dal punto di vista tecnico e tattico. Parlo della presenza in campo. Non è un caso che abbia ricevuto il premio come migliore giocatore del mondiale. Mi riporta indietro con la memoria all’Italia che vinse il mondiale nel 1990. In telecronaca mi sono sentito come Obi-Wan Kenobi, come se avessi la possibilità di trasmettere tutta la forza e l’energia profusa in questi anni. Giannelli è un grande, ora ha il compito di portare avanti questa mentalità e di contaminare le nuove generazioni, con tutti quelli che sono gli strumenti di crescita per consolidare il risultato in proiezione del prossimo Europeo e delle prossime Olimpiadi”.

Lucchetta: “Ho vissuto quelle emozioni, lo spirito di squadra fa la differenza”

Italvolley
L’Italvolley ha vinto il mondiale battendo in finale la Polonia in quattro set (Ansa Foto)

Lucchetta, più che raccontare le partite, le vive quasi avesse ancora i calzoncini addosso. “Ho vissuto questo tipo di emozioni, mi sono commosso. Da una parte cerco di tradurre gli aspetti tecnici in un linguaggio fruibile per tutti, dall’altra cerco di leggere gli occhi dei giocatori, non solo i dati freddi delle statistiche. Noto lo spirito di squadra, il modo di stare in campo, l’energia che si mette in ogni punto. Ieri in molti si rammaricavano dopo il primo set dicendo che l’avessimo buttato via. Io ero convinto invece che avessimo messo le basi per la vittoria, anche se in attacco si era giocato malissimo. Sapevo che non ci sarebbe stata storia subito dopo. E così è stato”.

Il segreto, Lucchetta lo ribadisce, è nel nuovo sistema introdotto dalla Federazione: “L’etica e la condotta sono tornate a essere la base, c’è un rispetto totale di questa filosofia, coach De Giorgi era un duro dello spogliatoio del ’90. Ripeto, si gioca per la maglia e non per il cognome. Il cognome diventa famoso dopo, questo deve essere un mantra”. Eppure sui giornali la pallavolo continua a ricevere poca attenzione, pure l’impresa mondiale è finita dietro alla semplice giornata di calcio: “Però il mondo vedo che sta cambiando, sulla Rai e in tv è stato dato ampio spazio. Sicuramente lì si è dato più spazio della carta stampata. I quotidiani stampano per vendere, la pallavolo per questo motivo non riesce ad avere risalto”.

Gestione cookie