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Curiosità

Leonardo, un dettaglio sconosciuto nell’Ultima Cena nasconde il demonio?

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Francesco Gnagni

L’arcinoto dipinto di Leonardo da Vinci, in cui si raffigura l’Ultima cena di Gesù, potrebbe nascondere un altro personaggio misterioso. Un’ipotesi che è stata persino definita “demoniaca”. 

Geni come Leonardo da Vinci, e inevitabilmente uno dei suoi dipinti più famosi, quello in cui si ritrae il Cenacolo, il momento in cui Gesù istituì l’Eucarestia davanti ai suoi Apostoli, sono infatti da sempre al centro di vicende misteriose e di studi che cercherebbero risposte agli stessi quesiti.

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L’Ultima cena è infatti considerato come l’emblema della grande arte italiana e del Rinascimento che ha reso grande il nostro Paese. I personaggi che attorniano il Salvatore sono gli apostoli, disposti in gruppi di tre ed equilibrati simmetricamente, tanto da conferire al dipinto l’effetto di diverse ondate che si propagano a partire dal Cristo, le cui parole generano stati d’animo più o meno forti negli apostoli a seconda della loro distanza.

Nel testo biblico si spiega infatti che in questo frangente, quello cioè della cena di Gesù con gli apostoli durante la Pasqua ebraica, precedente la sua morte, Cristo si trovava insieme agli Apostoli. In (Mt 26,20-29) si legge infatti: “Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici”. Per ognuno di loro vi è una condizione psicologica estremamente approfondita e dettagliata, visibile nelle loro manifestazioni esteriori.

Il particolare che chiama in causa diverse interpretazioni

Nel celebre dipinto, oggi esposto presso la chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie, vi sono infatti tutta una miriade di dettagli a prima vista inspiegabili che hanno fatto sbizzarrire milioni di osservatori e studiosi lungo i secoli dando adito alle interpretazioni più diverse. Ne esiste però uno in particolare che ancora oggi non possiede una risposta certa.

Di fronte a colui che comunemente è identificato come Pietro, l’Apostolo nato in Galilea, pescatore ebreo di Cafarnao che la Chiesa considera come il primo Papa, si nota un braccio che tiene in mano un coltello, ma che allo stesso tempo è troppo lungo per appartenere allo stesso Apostolo. Non a caso, la posizione della mano che lo impugna sembra piuttosto strana, quasi ripiegata su se stessa. 

Per cui ci si è cominciato a chiedere come sia possibile che un genio del calibro di Leonardo possa avere commesso un errore così grossolano. Pietro, colui ha cui Gesù affido la sua Chiesa, con in mano addirittura un coltello durante l’ultima Cena? Un personaggio così centrale per la storia della cristianità, dipinto in maniera così dubbia e incerta? La risposta è da cercare, forse, altrove.

Spesso infatti i geni dell’arte avevano l’abitudine di sconvolgere inserendo particolari destinati ad essere scoperti solo dopo secoli di indagini. Nascondendoli letteralmente, mostrando così la maestria di riuscire a ingannare all’interno di un dipinto evidentemente osservabile alla luce del sole. Una delle versioni più accreditate è che molto probabilmente quel braccio appartiene a un altro personaggio, nascosto. Tuttavia, se questa ipotesi fosse vera, starebbe a significare che a quel punto i presenti nel dipinto non sarebbero più 12, ma 13.

Tendenzialmente, a proposito di questo dettaglio gli storici sostengono che il braccio in questione possa essere stato addirittura disegnato successivamente da un restauratore distratto, oppure birbante, con intenzioni nient’affatto chiare. Oppure che, in alternativa, originariamente la mano poteva essere legata al corpo di Giuda. Circola però anche un’ultima ipotesi, legata al genio e alla sregolatezza di un grande come Leonardo, che tuttavia si presenta come particolarmente più inquietante delle altre.

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Che cioè il grande artista del Rinascimento italiano possa avere voluto raffigurare il demonio in persona, colui cioè che avrebbe in questo modo permesso la corruzione di uno degli Apostoli, prima del Rinnegamento descritto dai Vangeli canonici, perciò rappresentato nella celeberrima tavola da un braccio che impugna un coltello. Un’interpretazione a questo punto di natura teologica che potrebbe non essere del tutto da escludere, su cui intellettuali ed esperti d’arte potrebbero doversi confrontare a lungo.

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Francesco Gnagni