Il 12 settembre 1979 entrò nella storia a Città del Messico. Oggi sono state pubblicate le sue dichiarazioni, rimaste in un cassetto per troppo tempo.
Sono 43 anni oggi. Più veloce del vento, più veloce di tutti. Sulla pista, nella storia: Pietro Mennea, il 12 settembre 1979, stabiliva il record del mondo sui 200 metri allo stadio Azteca di Città del Messico. Cronometro fermato a 19’72’’: tuttora è il primato europeo, rimasto imbattuto a livello mondiale fino al 1996.
Oggi, 43 anni dopo, è stata pubblicata una sua intervista rimasta segreta. Risale al 2010, per tanto tempo è rimasta chiusa in un cassetto, anzi, tra i file nascosti di un pc. Gli allenamenti, l’abnegazione, i complimenti a José Mourinho, all’epoca tecnico dell’Inter. Soltanto elogi da parte del corridore azzurro: “Ho incontrato Mourinho prima della finale di Coppa Italia vinta contro la Roma”, racconta Mennea nella pubblicazione affidata al sito Il Millimetro.
Mennea: “Venivo spremuto, non potevo fermarmi”
“Un allenatore come lui è sempre pronto a fare da scudo ai propri giocatori, se lo avessi avuto non avrei smesso di fare sport. Non può smettere uno che vince due medaglie d’oro agli Europei nel 1978, uno che stabilisce 12 record tra Mondiali, Europei e Nazionali a Città del Messico. Uno che vince la medaglia d’oro a Mosca alle Olimpiadi. No, non può smettere. Se lo fa è soltanto perché è stanco fisicamente e mentalmente”. Mennea, in quella chiacchierata resa pubblica nella giornata odierna, spiegò lo sforzo fisico a cui veniva sottoposto: “Avevo bisogno di recuperare. Rimasi fuori un annetto per staccare. Troppi impegni agonistici. Non mi risparmiavo, né venivo risparmiato. In un campionato d’Europa feci addirittura dieci gare. Ero un atleta ‘sucato’, così si dice a Barletta. Venivo consumato. Dove sarebbe andata a parare la Federazione senza di me in quel periodo? Portavo a casa quasi la metà dei punti della Nazionale, per questo ero sfruttato. Era importante che gareggiassi sempre ai massimi livelli”.
Il rapporto con Vittori, preparatore anche di Roberto Baggio
Al Centro di Preparazione Olimpica (CPO) di Formia costruì i successi della sua carriera. “Ancora adesso ritengo Formia il posto valido per impegnarsi nello sport e praticarlo ad altissimi livelli”, disse il recordman italiano, scomparso il 21 marzo 2013. “Lì ho trovato la struttura ideale, forse andrebbe allargata un po’, per me però era sufficiente”. Vittori era un guru della preparazione atletica, ha guidato Mennea ai traguardi più ambiziosi, successivamente ha avuto a che fare anche con Roberto Baggio nel periodo della riabilitazione dopo il tremendo infortunio al ginocchio: “Quando mi capitava di perdere una gara, cioè quando arrivavo secondo o terzo, Vittori non si assumeva mai le sue responsabilità. Una volta disse che avevamo quasi fallito l’impresa perché io avevo preso troppo dal cattolicesimo di mia madre. Il motivo? Per lui troppo senso di responsabilità poteva rivelarsi anche negativo per affrontare la gara. Però devo ammettere che tra di noi c’era grande stima, gli sono grato”. Il 12 settembre 2022, 43 anni quello straordinario record, è l’Italia ancora enormemente grata a Mennea e alle sue imprese.