Dopo una notte di bombardamenti azeri in territorio armeno, secondo quanto riferisce la Tass, le due ex repubbliche del Caucaso hanno concordato il cessate il fuoco nelle aree interessate. Il primo ministro armeno aveva parlato nell’ordine con Putin, Macron, Blinken e Lavrov.
Si tratta però di un conflitto che perdura da un ventennio e che oggi si trova inserito in un contesto geopolitico ben più ampio che, secondo alcuni analisti, rischia di portare a una catastrofe di dimensioni mondiali.
“Dopo le misure di risposta adottate dalle forze armate azere, le parti hanno concordato un cessate il fuoco dalle 09:00 ora locale (08:00 ora di Mosca). Allo stesso tempo, la parte armena ha violato questo accordo, ma dalle 09:15 (08:15 ora di Mosca) è stato installato il cessate il fuoco”. Così il comunicato diffuso in mattinata, che lascia presagire una breve tregua in mezzo a uno storico contenzioso, quello tra armeni e azeri, che minaccia però di allargare ancora più il conflitto internazionale, fino a farlo esplodere.
Dal 1992 ad oggi si sono registrati oltre 4mila morti, e ora il rischio è quello che da quegli stessi territori possa innescarsi una escalation fatale. In mattinata, dopo il colloquio con Putin, il premier armeno Nikol Pashinyan ha chiesto formalmente a Mosca di far scattare il soccorso militare previsto dall’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, vale a dire della “Nato” dei paesi legati alla Russia, oltre a chiedere anche l’intervento del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Tuttavia il vicino Iran ha già avvertito che non consentirà “alcun cambiamento dei confini”, mentre la Turchia ha ribadito, con il ministro della Difesa Hulusi Akar, che “è sempre stata dalla parte dei fratelli dell’Azerbaijan e continuerà a stare dalla loro parte per la loro giusta causa”. Mentre il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu alza i toni e accusa l’Armenia di boicottare le trattative di pace con le sue “provocazioni”.
Non sembra infatti essere un caso che la violenza nel territorio sia riesplosa proprio nei giorni in cui pare che l’Armata russa si trovi in difficoltà sul fronte ucraino. Nelle retrovie infatti ci sono forti interessi economici sia di Putin che di Erdogan. La Russia, che vende armi e ha legami economici con entrambe le parti in causa, e che nell’ultimo conflitto si è fatta garante di pace schierando un suo contingente.
Mentre invece la Turchia è colei che sostiene e arma il governo azero che nel settembre del 2020 iniziò l’attacco riconquistando il terreno perso nella prima guerra del Nagorno Karabak. Tensioni mai sopite insomma che sono riesplose la scorsa settimana, quando l’Armenia ha accusato l’Azerbaigian di aver ucciso uno dei suoi soldati, in uno scambio di colpi di artiglieria nell’Est del Paese. Mentre Baku ha respinto le accuse definendole una vergogna.
“Le coincidenze temporali sono significative e riguardano entrambi i paesi garanti dell’integrità territoriale dell’Armenia, ossia la Russia e l’Iran (ci sarebbe anche la Francia, ma cerchiamo di essere seri)“, scrive l’esperto di geopolitica Francesco Dall’Aglio. “La Russia è impegnata in Ucraina e sta per aumentare drammaticamente il suo impegno; l’Iran farà richiesta formale di entrare come membro a pieno titolo nell’Organizzazione del Trattato di Shangai, l’associazione economica che riunisce Cina, Russia, India, Pakistan e altri paesi asiatici, al vertice dell’associazione che si terrà a Samarcanda il 15 e 16 settembre e il cui pezzo forte sarà l’incontro personale tra Putin e Xi Jinping”, spiega Dall’Aglio su kulturjam.it.
“L’Azerbaijan però ha la Turchia alle spalle, e potrebbe sfruttare questa situazione per risolvere finalmente non solo la questione dell’Artsakh ma anche quella del corridoio di Syunik, prendendo il quale ripristinerebbe la sua contiguità territoriale e, soprattutto, collegherebbe la Turchia al Caspio, con tutte le conseguenze del caso per il progetto turanico turco”. Il punto è che “se però l’Azerbaijan volesse davvero prendere quel pezzo di territorio armeno dovrebbe vedersela anche con l’Iran, che ha più volte dichiarato che non accetterebbe nessuna variazione territoriale in quella zona, per ovvie questioni di sua sicurezza strategica e interna, vista la folta comunità azera che popola le regioni nord-occidentali dell’Iran”. Un intrigo internazionale che potrebbe costare molto caro alla stabilità del mondo intero.