Il dossier Usa sui soldi russi ad alcuni è parso un vero e proprio “avvertimento” agli alleati italiani. Non a caso, in un primo momento si è vista diffondere la presunta notizia, a cui ha subito fatto seguito una rassicurazione in cui si spiega che nessun partito italiano sarebbe coinvolto.
Nonostante questo, c’è già chi usa la vicenda per gettare fango sugli alleati, senza nessun documento che possa attestare le proprie parole.
“Fuori i nomi e le prove, perché se qualche politico del nostro Paese è stato condizionato o è sotto il ricatto per finanziamenti ricevuti dalla Russia, cioè da una potenza straniera con la quale per di più siamo in conflitto, è giusto che l’opinione pubblica italiana sappia”, scrive il direttore del quotidiano Il Giornale Augusto Minzolini con un editoriale di fuoco in cui afferma, tuttavia, che “se quei nomi non ci sono, se si tratta solo di congetture, se quel rapporto degli 007 a stelle e strisce, inviato dal dipartimento di Stato Usa a cento ambasciate americane, serve solo a proiettare ombre e lanciare sospetti alla vigilia delle prossime elezioni, allora è meglio stendere un velo di silenzio su un’operazione che rischia solo di inquinare il voto. Sempreché si voglia salvaguardare il nostro sistema democratico”.
Secondo il direttore del giornale di centrodestra, in sostanza, quella che rischia di profilarsi all’orizzonte è una vera e propria emergenza democratica, con dossier a orologeria giunti da fuori i confini del Paese, ad esempio da governi di area progressista che non hanno a cuore la causa conservatrice, senza nemmeno una prova documentata. Se poi molti già immaginavano che la guerra in Ucraina avrebbe scatenato i servizi segreti dei più importanti Paesi, continua Minzolini, è anche consolidato che il tempo della Guerra Fredda è oggi lontano, e gli stessi elettori difficilmente finiscono per essere influenzati da questo tipo di manovre, prevalentemente mediatiche.
Anzi, in alcuni casi rischia di essere persino un boomerang per media e partiti che cavalcano quelle che appaiono a molti come vere e proprie inchieste a orologerie, visto che il momento che l’Italia sta vivendo, quello di una campagna elettorale in corso, non è affatto neutro. Il segretario di Stato, Antony Blinken, spiega infatti Minzolini, “per dare notizie – alquanto generiche – ha scelto un momento, almeno per quanto riguarda l’Italia, per nulla «neutro»: la vigilia delle elezioni”.
“Si tratta di un comportamento del tutto inedito e per molti versi discutibile. Anche perché innesca meccanismi che potenzialmente possono condizionare il voto. Quel dossier per ora, infatti, è servito solo ad alimentare una caccia alle streghe utilizzata per fini elettorali e per dare la stura a illazioni che non hanno alcuna base logica, come quelle a cui si è lasciato andare l’ex ambasciatore Usa alla Nato, Kurt Volker”. Minzolini si riferisce cioè alle parole che l’ex ambasciatore ha rivolto a Fratelli d’Italia, affermando che, nonostante la mancanza di prove dirette personali, il fatto che “Fratelli d’Italia è cresciuta in maniera straordinaria nell’ultimo anno”, dice, “obbliga a porsi domande su quali sono le fonti dei loro finanziamenti, delle posizioni prese e dell’aumento della popolarità”.
“Un ragionamento surreale, perché fa passare l’idea che nel successo o nel fallimento di un partito la politica e le leadership non contino nulla. Come pure certi riferimenti ai rapporti tra Berlusconi e Putin o tra Salvini e la Russia, nascono da suggestioni non suffragate da prove e rimuovono del tutto il «fatto» che senza i voti di Forza Italia e della Lega Draghi non avrebbe potuto inviare le armi all’Ucraina, né aderire alle sanzioni contro il Cremlino”, chiosa Minzolini.
“Ora, al di là dell’Atlantico chiunque può avere le sue simpatie, può avere dei dubbi su un governo di destra, dimenticando che nelle liste del Pd c’è anche chi in maniera coerente (Fratoianni) ha votato contro le armi a Kiev e le sanzioni sempre. Ognuno è libero di pensarla come vuole. Pure a Washington. Non si possono però strumentalizzare le ombre o, peggio, recapitare «pizzini»“.