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Sport

La denuncia dell’ex Eintrcht: “Un terzo dei calciatori sono alcolizzati”

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Daniele Rocca

Il messaggio è stato lanciato da Martin Hinteregger, ritiratosi dal calcio professionistico a 29 anni: “Ormai girano troppi soldi”.

Non è tutto oro quel che luccica, dice un vecchio adagio. Un proverbio che nel calcio trova riscontro in tanti protagonisti che, nonostante fama e ricchezza, si trovano a fronteggiare problemi seri e troppo spesso taciuti come dipendenze e depressione. L’alcol può diventare uno dei principali nemici dei calciatori, inficiando sulla loro carriera e sulla loro psiche, un problema sul quale ha voluto accendere i riflettori Martin Hinteregger, centrale difensivo austriaco, ex Eintracht, ritiratosi a 29 anni (e a sorpresa) pochi mesi fa dal calcio professionistico: “Molti calciatori professionisti sono diventati dipendenti dall’alcol o sono completamente crollati. Probabilmente sono circa un terzo del totale. Ed è un numero spaventoso, perché è un qualcosa di cui durante la propria carriera nessuno parla mai”, ha dichiarato in un’intervista a “Sport und Talk aus dem Hangar 7”.

Austria’s Martin Hinteregger, right, battles for the ball with Italy’s Andrea Belotti during the Euro 2020 soccer championship round of 16 match between Italy and Austria at Wembley Stadium, London, Saturday, June 26, 2021. (Laurence Griffiths/Pool Photo via AP)

La rivelazione di Martin Hinteregger sui calciatori dipendenti dall’alcol

Gli esempi più noti sono quelli di George Best, Paul Gascoigne, Adriano. Talenti purissimi che però hanno dovuto fare i conti con i demoni dell’alcol, rovinando carriera e salute. Difficile – sostiene Hinteregger – quando sei così giovane, gestire l’ondata di fama e denaro che colpisce un calciatore, rimanere professionali, evitare le tentazioni, diventa complicato: “Più soldi hai, più aumentano le preoccupazioni e più ti stressi e così diventi infelice. Ci sono momenti brutti, in cui puoi finire in una situazione tremenda, difficile e allora devi cercare aiuto“.

Non tutti, però, hanno il coraggio e la lucidità di ammettere i propri problemi e cercare aiuto, in un mondo – quello del calcio – ancora dominato da un certo machismo. Oggi Hinteregger gioca nel Simitz, squadra di dilettanti in cui aveva iniziato la sua carriera, lo fa da attaccante e non da difensore, perché il calcio deve essere gioia e spensieratezza: “Nel calcio professionistico girano troppi soldi, ormai è uno dei business più brutti del mondo”. Tanto da dirgli addio per sempre.

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Daniele Rocca