Elezioni, Pera: “Il diritto italiano preceda quello della Ue”

L’ex presidente del Senato, candidato con FdI, accusa Amato e polemizza con Letta: “Come fa a parlare di fascismo se il Pd governa anche quando perde?”

È una campagna elettorale carica di parole violente, soprattutto per volontà di Enrico Letta e del Pd, scrive il quotidiano Libero. Un clima che Marcello Pera ha vissuto più volte dal 1996 al 2013, quando è stato senatore di Forza Italia e del Pdl, ricoprendo anche l’incarico di presidente del Senato. Ora è pronto a tornare a palazzo Madama, candidato di Fdi in Toscana e del centrodestra nel collegio uninominale della Sardegna settentrionale. «Sentendosi in difficoltà, Letta ha tutta la convenienza a puntare sul bersaglio grosso e perciò a polarizzare», dice a Pera a Libero.

Il ricordo
L’ex presidente del Senato Marcello Pera (a sinistra) con il compianto presidente della Repubblica Ciampi (Ansa)

«Sfortunatamente, lo fa in modo irresponsabile, evocando il fascismo. Come si fa a osare al mondo l’immagine dell’Italia come Paese che sta cadendo sotto una dittatura? Vieni lo spiega, Letta, dopo che proprio il suo partito è sempre stato al governo, anche quando ha perso le elezioni? E poi, dittatura perché in Europa vogliamo che l’interesse nostro non sia da meno di quello francese e tedesco? Destra migliore perché ci dichiariamo cristiani? Ci sono già passato da un clima così, l’altra volta lo crearono Occhetto, D’Alema e Veltroni. Ma l’abbiamo superato allora e lo vinceremo anche adesso. Caro Letta – vorrei dirgli – non vedo in giro camicie nere e, dietro di lei, non più quelle rosse. Va bene così, vuol dire che siamo alla normale alternanza democratica“.

“La Meloni ha un difetto, è una giovane donna in un paese maschilista”

La sede
La sede del Parlamento europeo a Bruxelles (Ansa)

Anche dentro al centrodestra non tutto fila liscio. Giorgia Meloni dice che Matteo Salvini spesso polemizza più con lei che con gli avversari. Silvio Berlusconi ei suoi non sembrano digerire l’idea di vedere la leader di Fdi a palazzo Chigi. Lei li conosce tutti piuttosto bene. È una normale concorrenza tra alleati in vista del voto o sono i primi, preoccupanti segnali di ciò che potrà avvenire dal 26 settembre? “Giorgia Meloni ha alcuni difetti inemendabili. Intanto è una giovane donna e, in un Paese in cui sono maschiliste anche le femministe, questo non le è perdonato. Poi è una donna coerente, seria e determinata, che nasconde ben poco di ciò che pensa. E questo è pressoché inconcepibile. È vero, fra i leader di centrodestra c’è competizione elettorale, perché quasi i due terzi dei seggi saranno distribuiti in modo proporzionale, ma sono persone che capiscono bene qual è il loro interesse di partito e quello dell‘Italia. Credo quindi che i piccoli screzi si fermeranno subito dopo il voto».

Si preoccupa quando legge delle ingerenze e dei presunti finanziamenti russi a favore dei partiti di centrodestra? “Altro che, se mi preoccupa l‘idea di Putin che mette le mani in casa nostra. “Pussa via!“. La nostra libertà e la civiltà occidentale, in cui risiede la nostra identità e che lui invece vuole distruggere, sono per noi valori fermi, che dobbiamo difendere assieme agli alleati”. Ecco, a proposito di valori e identità. Lei è stato spesso critico nei confronti della Ue. Giuliano Amato, presidente uscente della Corte Costituzionale, nei giorni scorsi ha criticato «la tentazione di affermare il primato del diritto nazionale su quello comune europeo. “Amato sa bene che, in caso di vittoria di Fdi e del centrodestra, il tema diventerà centrale in Italia

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