L’approfondimento racconta del campione e dell’uomo, il regista: “Abbiamo portato in scena un episodio di vita importante aspettando il giusto finale”
‘Fuorigioco, una storia di vita e di sport‘ è questo il titolo del docufilm interamente dedicato a Giuseppe Signori, uno degli attaccanti più prolifici della storia del calcio italiano. Al suo brillante percorso nel rettangolo verde ne è seguito uno difficile oltre il campo, in cui è stato indagato per calcioscommesse ma poi assolto con formula piena perché ‘il fatto non sussiste‘.
Un campione quando giocava ed anche dopo, visto che non ha voluto lasciare ombre ed ha scelto di arrivare fino in fondo alla vicenda per dimostrare la sua innocenza. Un idolo per tante generazioni, amato in nazionale e, se possibile, ancora di più con le maglie di Lazio, Foggia e Bologna. La regia del docufilm è stata affidata Pier Paolo Paganelli, professionista poi divenuto amico del centravanti. Proprio il regista, in esclusiva ai microfoni di Notizie.com ha parlato del progetto che sta riscuotendo enorme successo: “E’ un lavoro che parte da lontano; il produttore Paolo Rossi Pisu, di Bologna e grande tifoso bolognese, aveva conosciuto Beppe in passato ed era emersa l’idea di girare questo docufilm. Quattro anni fa parlando con Signori ed il suo avvocato avevo detto che secondo me, stando al percorso giudiziario, era meglio attendere l’assoluzione in modo da avere un finale e non lasciare niente in sospeso: eravamo convinti della sua innocenza, quindi volevamo mettere in scena un bel documentario e mandare così un messaggio“.
“E’ un periodo – prosegue il regista Paganelli – in cui escono numerosi docufilm, soprattutto su fatti sportivi, in questo caso invece c’è anche un episodio di vita importante e va oltre gli altri racconti. Quanto successo a Beppe purtroppo è stato un brutto episodio, ma è stato bello raccontarlo con il dovuto finale“.
La storia – “Il famoso bigliettino su cui è focalizzata l’attenzione del documentario è stata la prova a cui si sono attaccati per l’accusa. Nel lavoro si nota il ‘senso di colpa’ della moglie ma soprattutto è da evidenziare che il primo che si sente ‘colpevole’ è lo stesso Beppe che, se potesse tornare indietro, non andrebbe mai a quella riunione, non si nasconde ed ammette l’errore. Altro ruolo fondamentale è quello dell’avvocato, la sua personalità; io l’ho battezzata la ‘Maionchi degli avvocati’, se Signori avesse avuto un legale più istituzionale, con tutto quello che c’era da dire, probabilmente anche il docufilm stesso avrebbe avuto un ritmo più basso mentre lei ha creato molta attenzione. Avvocato di pancia, donna, con passione: se avessi dovuto sceglierlo, avrei optato per un personaggio esattamente così“.
Il riscontro sul pubblico: “Ci sono molti punti importanti. Anche io sono un tifoso, me lo sono goduto quando è venuto a Bologna. Come dico sempre ‘incontrare i propri idoli è pericoloso, perché potrebbero deluderti’, invece ho scoperto un amico, una persona estremamente simpatica, esattamente ciò che tutti hanno visto. Beppe Signori è così, molto trasparente, non rifiuta una foto o un autografo; ho avuto anche il piacere di scambiare due tiri con lui nei vari campi in cui siamo stati a girare. Ho unito le miei due passioni: il cinema ed il calcio, per me è stata una grossa soddisfazione. Il pubblico sembra che risponda bene, io ho provato ad essere puntuale a livello tecnico e lì posso controllare, a livello emotivo solo i telespettatori danno un giudizio. Ad ogni modo il lavoro sembra essere arrivato, questo è importante perché mi sentivo anche responsabile: parlare di calcio è un conto, narrare la vicenda giudiziaria è un’altra cosa. Lui mi ha messo in mano un’arma a doppio taglio’: non ha voluto vedere niente fino alla prima, quindi c’è stata piena fiducia nei miei confronti, il che è piacevole ma allo stesso tempo preoccupante, perché non sapevo se le mie scelte potessero piacergli. Sono stato libero ma contemporaneamente non avevo indicazioni da lui. Ho scherzato con Beppe quando mi diceva di fare un bel lavoro, gli rispondevo sempre che per me era come un calcio di rigore per lui e prontamente replicava ‘Guarda che ogni tanto si sbaglia’“. (ride ndr).
L’invito ai giovani: “Per me la parte bella per i ragazzi è poter guardare il documentario per rendersi conto. Si può fare un confronto con i calciatori d’oggi, lui fa parte di quei giocatori che non vediamo più da tempo. Lui in Nazionale si giocava il posto con Baggio, già questo fa comprendere il livello calcistico che c’era prima e che si è abbassato ora“. Infine, da regista ma soprattutto da amico, Pier Paolo Paganelli chiosa: “Gli auguro di tornare nel calcio, lotta come sempre per esserci di nuovo. Dice sempre che è difficile dopo tutto questo tempo, ma è molto appassionato di pallone, ha in mente anche progetti che riguardano i più giovani. C’è bisogno di qualcuno che possa spiegare i fondamentali e Beppe ne può insegnare tanti“.