Mario Draghi, Sallusti: addio col botto, disereda Calenda e Renzi

Nell’ultimo discorso, il premier italiano bacchetta Salvini e Conte ma disconosce i desideri dei due politici che più di tutti spingono per la sua conferma

Mario Draghi apre il portafoglio per l’ultima volta e saluta a modo suo, cioè mandando più o meno tutti a quel paese con malcelato disprezzo, presunti amici e acclarati nemici tipo Conte e Salvini, scrive Sallusti su Libero.

Il premier
Il presidente del Consiglio Mario Draghi (Ansa)

Tra i primi spiccano i nomi, ovviamente non fatti in chiaro, di Calenda e Renzi che stanno millantando agli italiani di avere in tasca un suo possibile ritorno a Palazzo Chigi con un governo non di Centrodestra sostenuto da non si capisce bene quale maggioranza. Alla domanda se fosse disponibile a continuare a fare il premier, Draghi ha infatti risposto con un “no” talmente secco da non lasciare margini al dubbio. A questo punto le armi della sinistra in questa ultima settimana di campagna elettorale appaiono davvero spuntate.

L’allarme “tornano i fascisti” si è rivelato un boomerang talmente stupido che è stato abbandonato dagli stessi promotori; l’allarme “Putin ha comperato sia Salvini che la Meloni” è stata la più grande bufala dell’anno, come confermato anche ieri ufficialmente sia dagli americani che dallo stesso Draghi; il fatto che Lega e Fratelli d’Italia abbiano votato contro le sanzioni europee all’Ungheria di Orban appassiona tanto La Repubblica e Letta ma lascia totalmente indifferenti gli italiani che hanno ben altri problemi e attese.

Le parole di Draghi non lasciano scampo

Il candidato
Il candidato governatore Gaetano Armao, il segretario regionale di Azione Giangiacomo Palazzolo, il leader di Azione Carlo Carlo Calenda Leader di Azione (foto Ansa)

Rimaneva quindi la carta Mario Draghi da giocare nel rush finale ma niente, anche quella si è liquefatta come neve al sole per volontà del diretto interessato al quale, evidentemente, nessuno aveva chiesto nulla forse ben sapendo che sarebbero stati respinti con perdite anche perché corresponsabili della sua non elezione a Presidente della Repubblica.

La campagna elettorale finisce quindi qui? Di fatto sì ma attenzione che questi non si danno certo per vinti, un po’ come sta accadendo per Putin in Ucraina. Per riorganizzare le truppe non c’è tempo sufficiente, quindi resta solo la mossa della disperazione e per questo si stanno rivoltando i bidoni dell’immondizia, chissà mai che spunti fuori qualche ultima polpetta avvelenata da offrire in pasto all’opinione pubblica. Manovra difficile perché la credibilità dei loro speaker ufficiali, da La Repubblica a Formigli, dopo le figuracce inanellate nelle ultime settimane, è davvero ai minimi storici. Oggi, scommetto, si attaccheranno alle parole di Draghi per girarle a loro favore, sarà un altro caso di uso improprio e non autorizzato di parole altrui.

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