L’appello di Papa Francesco ai giovani economisti riuniti nella città del Poverello per discutere di un’economia più giusta e in linea con il messaggio evangelico: trasformare “un’economia che uccide in un’economia della vita”.
“Voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa comune che ‘sta andando in rovina’. Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra e un’economia di pace. Si tratta di trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni”. Così Papa Francesco ha esortato i giovani del movimento “The economy of Francesco” a sperare in una società più giusta, equa e inclusiva, nel nome del Vangelo e dei precetti cristiani espressi nella Dottrina sociale della Chiesa.
Un argomento caro a Papa Francesco
Non è di certo la prima volta che Bergoglio affronta questo genere di argomenti in pubblico, con coloro che cercano di impegnarsi rimboccandosi le maniche per cambiare le cose. Storico il suo intervento nel 2017 a Genova, agli operai dello stabilimento Ilva, in cui citò la Costituzione e Luigi Einaudi. Oggi Francesco è tornato a parlare di questioni come il calo delle nascite (“Oggi fare i figli è una questione, io direi, patriottica, per portare il Paese avanti”, ha affermato nelle scorse settimane ai membri di Confindustria) le difficoltà del mondo femminile a farsi spazio nel mondo del lavoro.
Su quest’ultimo punto, il Papa non c’è andato per il sottile e ha spiegato che oggi nella società contemporanea esiste nientemeno che una “schiavitù della donna: una donna non può essere madre perché, appena incomincia a sentire la pancia, la buttano fuori dal lavoro. Le donne incinta non le fanno lavorare“. Al termine dell’incontro il Papa ha firmato il Patto redatto dai giovani che hanno ideato e organizzato l’evento. In questi si esprime un chiaro rifiuto alla guerra e si fissano alcuni principi espliciti sul tema dell’ambiente e della crisi ecologica.
“Noi, giovani economisti, imprenditori, changemakers, chiamati qui ad Assisi da ogni parte del mondo, consapevoli della responsabilità che grava sulla nostra generazione, ci impegniamo ora, singolarmente e tutti insieme, a spendere la nostra vita affinché l’economia di oggi e di domani diventi una Economia del Vangelo“, è uno dei passaggi emergenti dal documento.
Un testo in cui la speranza tratteggiata è quella di “un’economia di pace e non di guerra, un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda, un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili, un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza”.
