Il Papa a Matera chiede a Maria una grazia speciale per l’Italia

Le parole di Papa Francesco accolto a Matera per il 27.mo Congresso Eucaristico Nazionale, e la sua visione dell’Eucaristia come “profezia di un mondo senza ingiustizie, disparità e indifferenza”. Poi, dopo l’Angelus, invoca la Madonna per l’Italia chiedendo una grazia particolare. 

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(Ansa)

L’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità”. Così Francesco ha concluso la sua omelia per l’importante evento organizzato nella cittadina lucana, davanti agli oltre 12mila fedeli presenti allo stadio.

L’omelia del Papa per il Congresso Eucaristico a Matera

L’entusiasmo, per l’arrivo di Papa Francesco e per l’evento, è palpabile tra la folla, che invoca parole di speranza in un tempo in cui a tragedia se ne sussegue un’altra, dalla pandemia alla guerra fino al rincaro dei prezzi e la crisi economica sempre dietro l’angolo, che si aggiungono alla crisi demografica che morde ormai da anni e su cui Francesco ha posto attenzione diverse volte nelle ultime settimane, compresa la giornata di oggi. Intorno a lui spiccano 80 vescovi giunti da tutta Italia, insieme ad altre centinaia di sacerdoti, presenti al Congresso, mentre la liturgia eucaristica è stata presieduta dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi.

Durante l’omelia Francesco ha commentato il Vangelo del povero Lazzaro e del ricco senza nome. Al centro del suo intervento c’è proprio il tema della solidarietà, di cui c’è sempre più bisogno in un mondo che continua nella strada dell’indifferenza e della “cultura dello scarto”. Tanto da prendere atto che quella stessa parabola di cui si parla nel Vangelo “è ancora storia dei nostri giorni”.

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“Le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti“, è la considerazione di Papa Francesco, che precede una dura esortazione in cui al centro c’è proprio quanto sottolineato e messo al centro dal congresso, vale a dire l’Eucarestia.

Papa Francesco: questa è la Chiesa che sogniamo

“Sogniamo una Chiesa eucaristica”, ha incitato Francesco. “Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza. Una Chiesa che si inginocchia davanti all’Eucaristia e adora con stupore il Signore presente nel pane; ma che sa anche piegarsi con compassione dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Perché non c’è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti “Lazzaro” che anche oggi ci camminano accanto”.

Una realtà che porta i cristiani a stare in guardia da ogni atteggiamenti di chiusura, di distacco e di egoismo. Ovvero da quelle stesse caratteristiche impersonate nel Vangelo dal ricco anonimo. “Solo alla fine della vita, quando il Signore rovescia le sorti, finalmente si accorge di Lazzaro“, ricorda il Papa, riportando alla luce le parole di Abramo: “Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso”.

Era stato il ricco a scavare un abisso tra lui e Lazzaro durante la vita terrena e adesso, nella vita eterna, quell’abisso rimane. Perché il nostro futuro eterno – ha sottolineato il Pontefice – dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli, ci ‘scaviamo la fossa’ per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”.

L’Eucarestia al centro e l’invocazione alla Madonna per l’Italia

Tutto ciò per ricordare un aspetto fondamentale per ogni cristiano, che cioè “l’Eucaristia ci ricorda il primato di Dio“. A differenza di quanto compie invece il ricco nella parabola, che “pensa solo al proprio benessere, a soddisfare i suoi bisogni, a godersi la vita. Egli compiace sé stesso, adora la ricchezza mondana, è chiuso nel suo piccolo mondo festaiolo”. Ovvero che eleva il denaro a idolo, e finisce che “adora solo sé stesso”.

“Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote“, ha commentato Francesco, sottolineando ancora una volta “la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi”.

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Francesco, dal suo canto, non si è smentito e ancora una volta ha stupito tutti con un suo simpatico fuoriprogramma, svoltosi nel tragitto del ritorno. Il Papa si è infatti fermato alla “Casa della Fraternità don Giovanni Mele”, dove si trova la nuova mensa per i poveri nel quartiere Piccianello, che ha voluto benedire e di fatto, con il suo gesto, inaugurare. Per la gioia dei materani e dei tanti poveri e bisognosi che verranno accolti nella struttura.

Al termine della Messa, infine, Bergoglio ha recitato l’Angelus in cui ha affidato alla Madonna “il cammino della Chiesa in Italia, perché in ogni comunità si senta il profumo di Cristo Pane vivo disceso dal Cielo”. “Invochiamo la sua materna intercessione per i bisogni più urgenti del mondo”, ha detto il Papa, prima di una richiesta finale: “Oggi oserei chiedere per l’Italia più nascite e più figli”.

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