La leader di Fdi ha fatto del silenzio il proprio regime di questi primi giorni post elettorali, in cui si comporta come una presidente del Consiglio designata
Il basso profilo di chi ha vinto non ha precedenti in altre elezioni, ma è stato scelto da Giorgia Meloni anche come monito ai suoi fedelissimi sulla comunicazione, perché qualsiasi cosa potrebbe ritorcersi contro e da domenica notte sarebbero stati per forza di cosa al centro dell’attenzione mondiale.
Le elezioni politiche 2022 hanno avuto un esito per molti versi tutt’altro che sorprendente: la vittoria del centrodestra, trainato dal boom di Giorgia Meloni e dal suo partito, Fratelli d’Italia, anche se ampiamente prevista da osservatori e analisti, ha comunque sorpreso per i numeri schiaccianti che hanno decretato il successo.
“Ricordatevi che da domenica notte avremo gli occhi addosso del mondo intero e qualsiasi cosa, anche la più banale, prima o poi potrebbe ritorcersi contro di noi”, questo il diktak di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia a fedelissimi e alleati, all’alba di lunedì quando oramai l’esito delle lezioni era chiaro in tutta la sua portata. Nessuna foto con bottiglia di spumante stappato, niente brindisi a favore di telecamere, nessun discorso trionfalistico, non a caso non esistono ricordi ufficiali della notte del trionfo, soltanto quel breve discorso a reti unificate con la totale assunzione di responsabilità davanti agli italiani per l’esito del voto. Lei continua a praticare un apprezzabile regime di sobrietà, di continenza, di riservatezza. Evita errori e non offre pretesti per rinnovati attacchi mediatici, sia nazionali sia esteri, l’ultimo il caso della scrittrice e giornalista palestinese Rula Jebreal, è emblematico in tal senso. I giornali e i media devono sfogarsi addirittura con sue teoriche dichiarazioni fra virgolette, che alla lettura poi non le sono però più attribuibili e che infatti non si affanna neanche a smentire, tranne in casi ben precisi, ma sempre rimanendo in un ambito di programma e idee elettorali e mai sul personale.
“Dopo le fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà. Non credete alle bugie che circolano”, ecco una delle risposte dal suo ufficio stampa, sempre solo a rimarcare il distacco totale nei confronti di passati governi per sottolineare così la completa diversità della “missione” che gli italiani le hanno assegnato. Gli elettori e non solo stanno apprezzano che la Meloni eviti il presenzialismo tipico di recenti vincitori alle urne, nessun corteo, nessuna sarabanda, nessuna bandiera, nessuna sfilata, ma solo testa bassa e lavorare per preparare la squadra di governo che dovrà rilanciare la nazione, ridare fiducia agli italiani e riprendere quota nella considerazione europea e mondiale. Non a caso continuano ad arrivare le congratulazioni da tutto il mondo, un’occasione per lei per ribadire le interlocuzioni e gli impegni del suo prossimo governo. Ieri è stata la volta del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, del primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Rashid Al Maktoum e di quello del Bahrein, Salman bin Hamad Al Khalifa. Un silenzio e una compostezza di chi si comporta come una presidente del Consiglio designata su base popolare in attesa di svolgimenti istituzionali che richiedono settimane.