Economia, Ita a rischio con il caro-carburanti

Delta ha offerto l’acquisto di jet fuel a prezzi agevolati dalla sua raffineria di Trainer ma la proposta riguarda solo lo scalo Jfk di New York

Essere una start-up ha anche i suoi svantaggi: nel caso di Ita il più macroscopico è quello di essere rimasta scoperta sul caro-carburante, impossibilitata cioè a esibire le credenziali finanziarie richieste dai cosiddetti contratti di hedging, quelli che proteggono dalle fluttuazioni delle commodity. Nel frattempo, il jet fuel è aumentato di quasi il 20% e l’impatto sui conti è stato inevitabile: anche se dati ufficiali non sono stati forniti, sembrerebbe che da gennaio ad agosto scorsi Ita abbia speso per fare il pieno agli aerei circa 370 milioni di euro rispetto ai circa 230 milioni che aveva previsto nel business plan. Questo nervo scoperto è stato toccato in data room, dove sono in corso i negoziati in esclusiva col fondo Certares Management e i partner commerciali Delta e Air France-Klm, prorogati al 31 ottobre prossimo.

La compagnia
Aerei: dal 3 dicembre Ita Airways vola da Roma verso l’India (Ansa)

Col risultato che la mano tesa di Delta sul fronte del taglio ai costi del carburante non avrebbe soddisfatto in pieno le esigenze di Ita. Infatti, non si sarebbe parlato di acquisti congiunti di jet fuel per fare economie di scala, come potrebbe garantire un partner industriale vero e proprio, ma solo della disponibilità di una raffineria petrolifera nel Delaware. Si tratta della Trainer Refinery, di proprietà di Monroe Energy, una consociata di Delta, che l’ha acquisita nel 2012.

FdI torna sul dossier: deciderà il nuovo governo

L'aereo
I vertici aziendali di Ita Aieways (Ansa)

Ma, secondo indiscrezioni, l’offerta sul carburante si limiterebbe in realtà a possibili forniture nello scalo JFK di New York, e non sarebbe estendibile agli altri aeroporti dove opera Ita, consentendo perciò solo dei minimi risparmi. Fermo restando che la questione carburante si ripresenterà e potrà essere discussa nelle fasi successive del negoziato. Intanto, la politica ritorna a gamba tesa sul dossier. “Vale la pena ricordare che non si è ancora insediato un nuovo governo“, ha detto il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, “Il dossier Ita sarà personalmente attenzionato dalla futura presidente del Consiglio (Giorgia Meloni, ndr) la quale ha sempre ribadito che non farà regali a nessuno e, anche nel trasporto aereo, difenderà solo e soltanto l’interesse nazionale“.

Il Mef ha concesso un mese di tempo in più rispetto alla scadenza del 30 settembre scorso per la trattativa in esclusiva, dopo il primo round di incontri tecnici tra i vertici della compagnia, l’ad Fabio Lazzerini e il presidente esecutivo, Alfredo Altavilla con i manager di Certares Europe, Domenico Barile e Stefano Sardo, e i rappresentanti dei due partner commerciali, Isaac Husseini per Delta, e Francois Maigne per Air France-Klm. Non è un mistero che, secondo alcune fonti, la proroga potrà far scivolare il dossier proprio nelle mani del nuovo governo, per l’atto finale di questa parziale privatizzazione di Ita, alla quale si era candidato anche il gruppo Msc con Lufthansa. Uno dei paletti è comunque chiudere il dossier entro dicembre, quando l’azionista unico Mef sarà chiamato a versare la seconda tranche di 400 milioni di euro dell’aumento di capitale e a rimpolpare la cassa di Ita, che al momento si aggirerebbe sui 200 milioni di euro

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