Covid, Speranza si rimangia la sua circolare sulle mascherine

Giallo sulla bozza. Esiste, ma il ministro tenta la retromarcia: “Nulla in arrivo”. Le Regioni: “Mai fatto incontri sul testo”

Per una volta, qualcosa che riguarda Roberto Speranza, anziché di rosso comunista, si tinge di giallo mistero. È il caso della disposizione che prescriverebbe il ritorno delle mascherine al chiuso e la limitazione degli assembramenti, annunciata martedì e poi smentita dagli uffici del ministro: «Nessuna circolare in arrivo», è stato il secco diniego di lungotevere Ripa. «Prosegue il monitoraggio del quadro epidemiologico e si continua a raccomandare la quarta dose per fragili e over 60». Eppure, le 18 pagine del documento, firmato da Gianni Rezza (direttore della Prevenzione) e Stefano Lorusso (direttore della Programmazione sanitaria), per di più indirizzato a dicasteri, ordini professionali, istituti medici, società di trasporto e alla Regione Veneto, esistono. Anzi, secondo la stampa, la bozza sarebbe stata discussa o, addirittura, concordata con i governatori. Cos’ è successo, allora? Perché l’ultimo blitz delle brigate Covid è stato annullato all’improvviso? Una possibilità è che qualcuno più in alto di Speranza, tipo Mario Draghi, abbia fatto notare all’ex assessore potentino che partorire una misura di tale portata, con i membri dell’esecutivo prossimi al trasloco, sarebbe stato uno sgarbo istituzionale

Il ministro
Il ministro della Salute Roberto Speranza (Ansa)

È opportuno che sia il centrodestra, appena insediato, a dettare gli indirizzi della politica sanitaria per il prossimo inverno. Ed è quanto meno dubbio che Giorgia Meloni & C. abbiano idea di ripristinare l’obbligo di bavaglio o la riduzione delle capienze dei locali. Interpellate dalla Verità, tuttavia, fonti di Palazzo Chigi hanno smentito un intervento diretto del presidente del Consiglio uscente. Il ministro della Salute s’ è ravveduto da sé? Oppure i suoi esperti lo avevano scavalcato a sinistra, approfittando del risorto battage dei bollettini epidemiologici? C’erano dissidi tra strutture tecniche e direzione politica del ministero, per cui le prime hanno tentato di blindare il provvedimento, spifferandone il contenuto? Alle incongruenze si aggiunge un elemento: gli enti locali non sarebbero stati a conoscenza dell’intenzione di predisporre una stretta. Raggiunto telefonicamente, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha riferito che «non abbiamo mai avuto incontri» in proposito.

Una retromarcia che non si capisce

Il provvedimento
Dall’addio alle mascherine al rientro dalla porta di servizio (Ansa)

L’unico a essere incluso tra i destinatari della bozza, in effetti, era l’assessorato alla Sanità del Veneto. E casualmente, Luca Zaia, meno di una settimana fa, aveva ribadito che «ci vuole l’uso della mascherina in condizioni di assembramento». Qualcuno, a Roma, sperava di trovare una sponda nel leghista, per poi mettere in giro la voce di un accordo con le Regioni? Comunque siano andate le cose, il balletto sulla circolare è l’ennesimo, osceno spettacolo della gestione Speranza. Con una cifra stilistica permanente: l’incertezza, la confusione, il vezzo quasi sadico di tenere l’Italia sulle spine fino all’ultimo momento utile, lasciandole assaporare il gusto di una liberazione che invece, puntualmente, viene differita. Ma un conto è prorogare di un mese le museruole in Rsa e ospedali, un conto è evocare lo spettro del mascheramento generale, qualora il quadro peggiori nella stagione fredda. Non che la decisione adottata per nosocomi e case di riposo sia incontestabile: primo, perché il mantra della prudenza prelude all’eterno incaprettamento di nasi e bocche, visto che il coronavirus è destinato a coesistere per sempre con il genere umano; secondo, perché è tempo di superare il paradigma delle costrizioni e affidarsi a intelligenza e buon senso delle persone. Ciononostante, è molto peggio minacciare l’impiego dei Dpi «in spazi pubblici chiusi», oltre che parlare di «lavoro da casa» (che comporta ulteriori aggravi sulle già astronomiche bollette) e «limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti» (se cinema, teatri e discoteche non chiudono per il caro energia, li facciamo fallire per i divieti Covid?).

Nella circolare, per ora abortita, si allude a un «peggioramento epidemiologico con grave impatto clinico e/o sull’assistenza sanitaria e/o sul funzionamento dei servizi essenziali». Ma la crescita di quasi il 40% in una settimana degli ingressi in corsia comprende un’ampia quota di pazienti che si scoprono positivi in ospedale, dove si erano recati per altri disturbi. Si può rimettere il bavaglio a una nazione nel nome dell’ossessione per i tamponi? Ancora: sia il testo misconosciuto da Speranza, sia la smentita, insistono sulla campagna per la quarta dose. La bandierina che il ministro vorrebbe sventolare contro il centrodestra. Al dicastero vagheggiano un ultimatum? Porgete il braccio, o scattano le limitazioni? L’uomo di Leu, ora, è impegnato indefessamente nel proprio rilancio mediatico. Così, Franco Corbelli, leader del Movimento diritti civili, lo incalza: perché, tra un’ospitata tv e l’altra, non trova il modo di occuparsi «della grande tragedia delle morti improvvise dei giovani» e degli effetti avversi dei vaccini? Vana Speranza… Lui si fa intervistare solo da chi non gli fa domande

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