Restano dei dubbi irrisolti che scioglierà forse solamente l’autopsia riguardo il decesso della barista 39enne a Ton, in Trentino. Ancora valide sia l’ipotesi di un suicidio, sia quella di una caduta accidentale, così come quella di un omicidio
Servirà l’autopsia per stabilire quali siano state le cause della morte di Vitinha Nicolò, barista 39enne trovata senza vita giovedì scorso sul fondo di una forra a Ton, in Trentino. Le ultime indiscrezioni hanno infatti infittito ancora di più questa tragedia, in quanto sembra che il corpo della donna sia stato spostato successivamente alla sua morte.
Per questo motivo gli inquirenti sono al lavoro ormai da una settimana, mentre la procura della Repubblica di Trento ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio. Precisamente il corpo senza vita è stato ritrovato nelle acque del Rio Pongaiola a Toss, in val di Non, dove la donna qualche mese fa si era trasferita per amore da Lavis.
La teoria sin dall’inizio più accreditata è quella che vede Vitinha precipitare per una decina di metri mentre stava percorrendo un sentiero. Se così fosse, però, sarebbe complicato spiegare come abbia fatto ad arrivare fino al fondo della forra, perché teoricamente la caduta sarebbe stata frenata dalla fitta vegetazione. Invece lei è finita ben 40 metri più in basso, sul greto del torrente. Ecco perché il sospetto è che la morte non sia stata accidentale e che qualcuno possa aver spostato successivamente il corpo proprio per inscenare una fatalità. Tuttavia, dalla prima ispezione del cadavere non sarebbero stati riscontrati segni di violenza. L’autopsia farà maggiore chiarezza. Altro step, poi, che potrà rivelarsi utile nell’indagine, sarà l’analisi delle telecamere di videosorveglianza presenti nei luoghi che potrebbe avere percorso nelle ore subito prima di morire.