Uno studio chiarisce quale sarebbe la fascia di età più colpita e i profili nel mirino delle baby gang in Italia.
C’è un rapporto di Transcrime che di certo darà una mano fondamentale a portare avanti al lotta contro le baby gang in una fase in cui il fenomeno è purtroppo in triste e costante aumento.
Il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con il Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia hanno portato avanti le ricerche e messo insieme i dati. Emerge un quadro in cui sono svelati i motivi di chi si rende protagonista di violenze, di chi le subisce, con passaggi fondamentali nella lotta alle baby gang, al bullismo e ad altri fenomeni sempre più preoccupanti.
Baby gang: il rapporto chiarisce alcuni aspetti fondamentali
“Le forze di polizia costituiscono un osservatorio privilegiato sulle devianze che affliggono il mondo dei giovani”. Questo il commento del Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Rizzi a margine del rapporto. Poi una spiegazione chiara su come si formano le baby gang, su quel triste passaggio per certi versi naturale che accomuna molti giovani e li spinge a compiere atti di bullismo, ad affrontare altre bande, alla violenza ingiustificata.
“La ricerca d’identità, l’importanza di appartenere ad un gruppo, il senso d’onnipotenza tipico della giovane età, la vita che si sviluppa soprattutto sui social, le restrizioni causate da lockdown e pandemia sono soltanto alcune delle cause di un fenomeno che impropriamente viene definito delle baby gang o della malamovida”. I numeri infatti sono allarmanti e secondo lo studio portato avanti, nel mirino ci sono i giovani delle fasce d’età fra i 14 e i 18 anni.
Il Prefetto Vittorio Rizzi spiega quali sono i passaggi da non sottovalutare e sui quali porre il focus. “Scontri tra gruppi di giovani più o meno organizzati, atti di violenza e teppismo che spesso hanno come vittime altri minori bullizzati, che faticano a denunciare”. Ecco quindi il chiaro appello. “Il nostro compito – ha sottolineato – è quello di intercettare i fenomeni di disagio sul nascere, intervenire per evitare un’escalation della violenza e, soprattutto, perché le vittime abbiano fiducia nelle forze di polizia e chiedano subito aiuto”.