Una ministra di Macron accusa: vigileremo sull’Italia. Giorgia si infuria, Draghi e Mattarella pure. E arrivano le scuse
Tre a zero e palla al centro. Finisce bene la prima partita internazionale di Giorgia Meloni sfidata in campo aperto, scrive Libero, da una ministra francese, Laurence Boone, con delega agli affari europei. Interpellata guarda caso da La Repubblica, la Boone ha detto che lei e la Francia vigileranno sul rispetto dei valori e delle regole del nascente governo italiano. Nel giro di poche ore la signora si è presa tre pappine secche nell’ordine dal presidente Sergio Mattarella («L’Italia sa badare a se stessa»), dal premier Mario Draghi («Nessuna preoccupazione in Europa») e dal governo francese che con Macron in persona ha dovuto smentire e scusarsi con la Meloni e con l’Italia per quella che a tutti gli effetti è una grave e indebita interferenza di uno Stato negli affari interni di un’altra nazione.
Va bene tutto, ma che la Francia pensi di “vigilare” sull’Italia va oltre ogni forma accettabile di sciovinismo, fenomeno tipicamente francese che consiste nell’esaltazione di se stessi e nella negazione dei diritti e dei valori degli altri popoli. Ma c’è di più, qui siamo allo sciovinismo chic e potente. Laurence Boone è infatti degna rappresentante di quella aristocrazia finanziaria ed economica di sinistra con curriculum lunghi da qui a lì e con frequentazioni importanti che pensa di comandare il mondo a piacimento e di modellarlo a sua immagine e somiglianza.
Inaccettabile quello che ha fatto la Francia ma non illudiamoci, ce ne saranno altri…
Per cui attenzione: è vero che la prima partita l’ha vinta tre a zero la Meloni ma non illudiamoci che sia finita qui. Le parole della Boone, in realtà, ben rappresentano il clima che attende il nuovo governo fuori dalla porta di casa e ci vorranno nervi saldi, pazienza e una enorme quantità di lavoro per non cadere nelle trappole che la sinistra internazionale spargerà lungo la strada dell’Italia che ieri, bisogna ammetterlo, con buona pace di La Repubblica e di Enrico Letta, si è dimostrata essere una volta tanto Paese serio e orgoglioso. Nonostante tutto io resto ottimista.
Giorgia Meloni non avrà i titoli accademici della signora Boone ma viene dalla Garbatella, rappresenterà l’Italia e un amico ieri mi ha mostrato un suo messaggino telefonico: era delle 5,50 del mattino e lei era già sul pezzo. Ce la può fare, come Gino Bartali al Tour cantato da Paolo Conte: al diavolo “i francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano…“. Ora conosciamo le date che abbrevieranno la stagione del riscaldamento domestico (niente da obiettare) e quindi possiamo soffermarci sull’intelligenza della Regione Lombardia, che lo scorso 1° agosto (quando era già ampiamente prevista l’emergenza freddo per l’inverno) ha vietato definitivamente l’uso dei camini a legna e delle stufe a pellets, tutta roba che, oltre a riscaldare, talvolta permetteva la produzione di acqua calda e la cottura dei cibi: li proibiscono per non inquinare, ovvio, perché anche il piace.