Protesta Iran, “Quando accusavo Teheran, mi davano dell’Islamofoba”

Souad Sbai, fra le prime a parlare delle violenze degli ayatollah contro le donne: “Il taglio dei capelli? Quanta ipocrisia, poi restano nei salotti”

Siamo tutti islamofobi“. Scusi, in che senso? “Le donne – attrici, soubrette, e femministe varie – che si tagliano i capelli per solidarizzare con le iraniane sono le stesse che hanno accusato me, e quelli che – incluso il vostro giornale – si battono con tro il velo, di essere islamofobi. Ecco perché dico che sono islamofobe“. La verità qual è? «È che noi abbiamo visto molto prima di loro questo oscurantismo radicale che è un cancro che entra nella nostra società». Souad Sbai, leghista, da oltre vent’ anni impegnata in prima linea nella difesa dei diritti delle donne immigrate, assiste con malcelato disprezzo allo show del taglio della ciocca su Instagram da parte di attrici famose e femministe dell’ultima ora. Perché si arrabbia tanto contro quelle che si tagliano i capelli? “Juliette Binoche e company sono patetiche. Tagliano la ciocca solo per mettersi a posto la coscienza. Un colpo di forbici e… zac il beau geste è compiuto, poi restano nei loro salotti radical chic. Invito la Binoche a farsi un giro in una cittadina a sole due ore da Parigi, Roubaix, che è diventata un Afghanistan nel cuore dell’Europa. Le donne sono quasi tutte velate, perfino i peluche sono coperti e ci sono ristoranti con zone riservate alle signore“.

La protesta
Souad Sbai al Viminale sulla carta di valori con l’islam (Ansa)

Perché nessuno si preoccupa o si indigna per le condizioni in cui vivono le donne a pochi chilometri da Parigi? «Per l’ipocrisia solita della sinistra». Intervistata dal Corriere della Sera Juliette Binoche ha detto che durante i suoi viaggi ha incontrato signore che erano molto felici di portare il velo. «Io sono araba, sono cresciuta in quel mondo e lo conosco molto bene. Le assicuro: non ho mai incontrato una donna, soprattutto tra quelle che vengono in associazione per maltrattamenti, felice di essere velata. Sa qual è la prima cosa che fanno appena si sentono al sicuro?» Togliere il velo… «Lo buttano. Il velo dovrebbe far vergognare le donne di sinistra, invece Boldrini, Mogherini e Gruber hanno accettato di sottomettersi coprendo i capelli quando sono andate nei Paesi arabi. Nessuna legge lo prevede, nessuno le obbligava. Oriana Fallaci si rifiutò e anche io non lo metto mai. Questa sottomissione a me fa venire i brividi”.

“Nessuna donna araba ama il velo, nessuna. E io sono una di loro e si quel che dico”

La protesta
La leghista Souda Sbai insieme a Matteo Salvini (Ansa)

Che cosa consiglia? «Dico di andare nelle periferie e vedere quante donne sono morte perché non accettavano il velo. Noi, come associazione delle donne marocchine, le abbiamo difese anche da defunte. Non ho visto nessuna donna che adesso si taglia i capelli in quei tribunali gelidi. Neanche una. Eravamo in poche a presentarci come parte civile, a dire “no” all’attenuante culturale e religiosa. Il pm sosteneva: “Ma adesso volete cambiare la cultura?”. E noi a ripetere: “Qui siamo in Italia! La maggior parte dei Paesi arabi non riconosce le attenuanti per un uomo che uccide”». Che cosa accadrà dopo questo taglio? «Sono sicura che non accadrà nulla. Cadrà il silenzio come è sempre successo. Vedo solo tanta ipocrisia. Ma le femministe dovrebbero stare attente. Perché oggi tocca alle iraniane, domani toccherà a noi».

Già nel 2016 in un’intervista rilasciata al condirettore Pietro Senaldi aveva lanciato l’allarme: le nostre figlie porteranno il velo. Non ha cambiato idea? «Non ho cambiato idea perché, purtroppo, il radicalismo oscurantista e estremista avanza. In Francia, in Germania, in Olanda». E in Italia? «Il processo accade più lentamente, ma solo perché siamo riusciti ad arginare il progetto della fratellanza musulmana». Quale progetto? «Quello di radicalizzare l’Islam non solo in Occidente ma anche nei paesi arabi. I fratelli musulmani sono ben organizzati e hanno risorse a disposizione soprattutto grazie ai finanziamenti di Stati-canaglia come Turchia e Qatar che prendono di mira anche l’Europa».

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