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Cronaca

Doppio affondo del Papa sui migranti: “Apriamo le porte, e poi sfruttiamo?”

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Francesco Gnagni

L’invito di Francesco, durante la Messa di canonizzazione di Scalabrini e Zatti, a camminare insieme. Poi l’affondo sul tema dell’esclusione dei migranti. 

(Ansa)

Bergoglio ricordando l’esempio di questi due nuovi santi, ha colto l’occasione per invitare all’inclusione di tutti, e a fare cadere molti dei muri interiori e dei pregiudizi che spesso ci si porta dietro. Per fare in modo che ci si possa riscoprire, tutti, fratelli, coltivando in primo luogo la gratitudine. 

Dalla celebrazione del Papa la Chiesa ha infatti due nuovi santi, che sono Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti. Durante l’omelia il Papa si è centrato su due punti principali, che sono stati il camminare insieme e il ringraziare. L’invito del Papa è così a superare la tentazione dell’autoreferenzialità. Solo così, per Francesco, si può raggiungere l’obiettivo di diventare una società aperta ed inclusiva, oltre che una chiesa davvero fraterna e “sinodale”.

Lo stile chiesto dal Papa nel giorno dei due nuovi santi

“Quando siamo onesti con noi stessi, ci ricordiamo di essere tutti ammalati nel cuore, di essere tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia del Padre. E allora smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita, e cadono i muri interiori, i pregiudizi. Così, finalmente, ci riscopriamo fratelli, ha detto Francesco durante l’omelia.

Uno stile, quello evangelico, che porta alla grazia di camminare insieme con gli altri, rinunciando a inutili chiusure e ad arroccamenti il cui obiettivo è solamente quello di fare valere la propria superiorità, invece di aprirsi alla carità cristiana, segno costitutivo del vivere la fede in Cristo.

Il Papa davanti all’immagine di Artemide Zatti (Ansa)

“La fede cristiana sempre ci chiede di camminare insieme agli altri, mai di essere marciatori solitari; sempre ci invita a uscire da noi stessi verso Dio e verso i fratelli, mai di chiuderci in noi stessi; sempre ci chiede di riconoscerci bisognosi di guarigione e di perdono, e di condividere le fragilità di chi ci sta vicino, senza sentirci superiori”, ha aggiunto il Papa, riflettendo su tic e atteggiamenti che riguardano tanto la Chiesa quanto il mondo esterno ad essa. Invitando tutti a fare altrettanto, in un vero e proprio esame di coscienza.

Il Papa, i migranti e la Chiesa come comunità aperta

“Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme, preti e laici, a servizio del Vangelo; se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo?“. 

Una domanda che scotta, rincarata dalle parole di Francesco in cui il Papa esprime un suo timore personale.Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare”. Così la richiesta, riguardante anche il tema della migrazioni. “Per favore, includere sempre: includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni”.

Giovanni Scalabrini – (photo web source)

Un appello ancora più forte pensando all’opera del nuovo santo Scalabrini, simbolo di una Chiesa attenta alla problematica dei migranti e alle loro vite, una per una. “Includere tutti”, chiede il Papa.Oggi, nel giorno che Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. È scandalosa l’esclusione dei migranti. Anzi: l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno … “No, non li escludiamo: li mandiamo via”, ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto…”.

Alla fine del suo intervento il Papa ha così focalizzato ancora più lo sguardo sull’attualità, pensando al drammatico tema dell’Ucraina. C’è una migrazione, in questo momento, qui in Europa, soprattutto, che ci fa soffrire tanto e ci muove ad aprire il cuore: la migrazione degli ucraini che fuggono dalla guerra. Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina“.

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Francesco Gnagni