Polemico Porro, il conduttore di Quarta Repubblica: “Tanto alla fine decidono Ue e politica. Meloni? Presto per giudicare”
Per molti – i video viaggiano tra le 15.000 e le 25.000 visualizzazioni al giorno – la sua rassegna stampa, e cioè la «Zuppa», è quasi una religione, racconta il quotidiano La Verità. Di nemici ne ha forse altrettanti, «ma ho smesso di occuparmene. Brutto segno: sto invecchiando». Nicola Porro vive tra Roma e Milano. Sveglia presto, gli aggiornamenti del suo sito e gli impegni per Quarta Repubblica su Rete4, al lunedì, oltre che la vicedirezione del Giornale e l’organizzazione di incontri dal vivo con il titolo «La ripartenza», «presto a Milano». Stanco forse mai, feroce sempre, ci sono più cose che gli fanno perdere la brocca, ma sul finale dell’intervista ne abbiamo scelte un paio. Elezioni archiviate, governo tutto da fare: un sondaggio dell’altro ieri dice che gli italiani credono il governo cadrà prima dei 5 anni. «E chi lo dice?». Ilvo Diamanti, su Repubblica. «Ah, beh, l’aderenza tra realtà e quel che scrive Repubblica è quella di un disegnatore di Gotham City. Per dirne solo una, è il giornale che in campagna elettorale ci ha detto che i partiti italiani prendevano soldi dalla Russia, peccato non fosse vero».
Quindi avremo un governo solido? «Il punto è che le urne hanno sancito che finalmente c’è una coalizione al governo, a cui attribuire responsabilità per quanto fatto o non fatto. Saranno in grado? Si vedrà. Se se la giocheranno bene, magari verranno premiati con cinque anni in più, altrimenti vincerà qualcun altro». Sono giorni di «ingerenza» dall’estero. C’è il ministro francese Boone che parla di una sorveglianza sul rispetto di diritti e libertà «Ma se un governo ancora non c’è, di cosa si preoccupano?». E ci sono pure gli eurodeputati del Ppe che chiedono a Manfred Weber che Berlusconi molli gli alleati. Persino il quotidiano tedesco Faz, però, riconosceva che attribuire a Meloni l’apologia dell’Olocausto è un po’ esagerato «All’estero poco sanno o comprendono dell’Italia. Se non che abbiamo avuto un governo dopo l’altro e di tutti i colori e di tutti i tipi. Il vero tema è purtroppo che da sempre siamo abituati a risolvere le nostre questioni interne sputtanandoci all’estero, è più forte di noi».
“Vogliamo aspettare che Meloni si insidia o dobbiamo parlare prima”
Ci vedono poco credibili? «Sono stato di recente a Parigi e Londra e mi spiace dirlo: i peggiori sono i nostri expat. L’italiano nel ritratto che ci fanno fuori confine o lavora nei ristoranti o non fa niente. Basti dire che in Francia l’espatriato più importante è Enrico Letta, che non devo poi aggiungere altro, no? Proprio i francesi che ci vengono a dare una lezioncina di democrazia dopo aver accolto i terroristi una barzelletta». Maria Giovanna Maglie ha detto che la narrazione di una Giorgia Meloni che vuol rassicurare l‘Europa è falsa. «Tutto prematuro, troppo prematuro. Meloni ha vinto per sottrazione: non ha partecipato alla bagarre e neanche ha parlato. Meno fa, più vince. Vogliamo lasciare il tempo e aspettare, e vedere quale sarà lo stile del suo esecutivo? Manco c’è stata una conferenza stampa, dai Avessi dovuto giudicare il governo Draghi dal ministro Di Maio avrei dovuto definirlo il governo dei peggiori, no?».
Il toto-nomine riempie le pagine dei giornali. «La storia di Fabio Panetta è straordinaria: avvistato a una festa dove c’era pure la Meloni, qualcuno comincia a dire che è corteggiato, poi viene considerato come un problema per il centrodestra, ora ci dicono che ha rifiutato». Se ne parla molto «Tutto inventato. Si conoscono? Sì. Si saranno parlati? Può essere. Il resto è un film dei retroscenisti». Chi guiderà l’Economia però non è un tema da poco. «Perché, il ministro Daniele Franco ha una sua propria esistenza? No, è il secondo nome di Mario Draghi. Vogliamo dire che le riforme nascono dai ministri? Chi guida il dicastero è un contabile». Quindi al Mef Nicola Porro ci metterebbe «Chiunque. Un politico, anche, sì, perché no. Ma pure l’usciere di Palazzo Chigi». Decide l’Europa? «Un po’ conta l’Europa, ma pure le scelte politiche». Ad ascoltare gli spifferi, sembra che gli alleati del centrodestra stiano mettendo la leader di Fdi sotto assedio per queste nomine. «Come tutti i rinnovi parlamentari, siamo al sudoku. Risarcimenti, operazioni varie, posizionamenti Al centrodestra è venuto un certo appetito, nel tornare a governare. Ma secondo me è il collante che li renderà uniti». Non può essere che se non si accontentano Lega e Forza Italia, si rischierà al Senato? «Le vere nomine sono tra qualche mese e sono quelle delle partecipate. Che hanno un ruolo sempre maggiore in questo Paese ormai neostatalista. Persone che formeranno un sottogoverno, e che sono il motivo per cui il Pd a votare non voleva andarci. Oggi il piatto l’ha preso tutto il centrodestra».