Il dirigente di Fdi: “Nomine inutili e costose in posizioni chiave per metterci in difficoltà. È un attacco alla democrazia”
“L’amicizia ti porta a dire quel che pensi senza mezzi termini, e allora si possono generare reazioni forti“. D’altronde è noto che la Meloni quando si arrabbia fa tremare i vetri, fanno notare da Libero a Francesco Lollobrigida «In questi ultimi anni si arrabbia sempre meno. Ha capito anche lei che arrabbiarsi è una gran perdita di tempo. Ha imparato a metabolizzare». E poi non ci si può arrabbiare al pranzo della domenica o a Natale… «Di politica nella vita privata non parliamo quasi mai…». La Meloni che stacca, non ci credo? «Invece anche in questo è più brava lei di me, che specie qualche anno fa portavo sempre la politica in tavola, e magari per questo bisticciavamo pure, perché lei vuole tenere il lavoro fuori da casa». Si mormora che sia preoccupatissima, va in giro a dire che questo è il periodo peggiore per prendere in mano l’Italia… «Questa è una constatazione più che una preoccupazione. Dev’ essere il suo karma. Quando la prese in mano, la destra era quasi scomparsa». Da quanto vi state preparando a guidare il governo? «Da tutta la vita».
Più realisticamente? «Quando è nato il governo Draghi, siamo stati certi che gli italiani ci avrebbero premiati. Che saremmo stati il primo partito l’abbiamo realizzato sei-sette mesi fa». Dall’estero vi criticano ancora prima che iniziate… «È il frutto della cattiva propaganda che la sinistra italiana ha fatto nel mondo per mantenere il potere. Mattarella e Draghi ci hanno difesi e chi ci ha attaccato ha fatto retromarcia: conta questo, a futura memoria». Lei da quando conosce Giorgia Meloni? «Avrà avuto 16 anni. Ho cominciato a frequentarla davvero due anni dopo, quando io ero responsabile nazionale di Azione Studentesca e lei dei giovani romani. Poi c’è stato il fidanzamento con sua sorella Arianna, ora mia compagna di vita». E infatti la critica che si fa alla Meloni è di avere un cerchio famigliare più che magico, e comunque troppo ristretto. I cognati poi in politica non portano fortuna… «A livello giornalistico la caratterizzazione ci sta. Però a sinistra si portano le mogli in Parlamento, elette nei collegi blindati e noi non facciamo polemica, se hanno alle spalle un percorso credibile. Io faccio politica da quando avevo 13 anni e ho quasi sempre ricoperto cariche elettive, in municipio, in provincia, in Regione, dove devi convincere le persone a mettere la preferenza sul tuo nome. Ero rappresentante pure al militare… Che mi si attacchi su ciò che ho fatto, se c’è materiale».
“E’ il primo governo di destra-centro, non tanto di cenro-destra…”
Capogruppo alla Camera di Fdi uscente, e forse anche rientrante, comunque candidato a tutto, molto più compagno di militanza che parente, vicino di casa perché «a destra in famiglia comandano le donne e Giorgia e Arianna sono molto legate e volevano stare entrambe vicine alla mamma». Francesco Lollobrigida è forse il parlamentare che meglio conosce la futura premier. Sicuramente è quello che la vive più da vicino. Di lunga e antica militanza, sente particolarmente il momento storico, «perché questo non è un governo di centrodestra ma il primo governo di destra-centro, lo dicono i numeri, lo dice tutto». Cosa significa un governo di destra-centro? «Oltre ovviamente alla lotta all’immigrazione illegale, che è anche difesa di quella legale, alle politiche legate a confermare la famiglia come pilastro della società e al “rilancio” dell’economia reale, credo che il messaggio forte è quello di un governo che pone gli interessi dell’Italia prima di quelli degli altri Paesi. È un cambio di postura, che mi pare stia già ottenendo i suoi frutti: la Francia e la von de Leyen, che come ha ricordato ci hanno attaccato, sono state costrette a una brusca retromarcia». Quindi non siete anti-europeisti, come Orbàn? «Il Paese più antieuropeista dell’Unione attualmente è la Germania; lo si vede sulla crisi del gas, dove va da sola e lavora contro una soluzione comune».
L‘Italia a guida dem era troppo sottomessa? «Quando quattro giorni prima del voto ho visto Letta volare a Berlino dal premier socialista, ho pensato che andasse a rimproverare la Germania perché si oppone al tetto europeo del gas, invece è andato a pietire un attacco contro la destra che stava per vincere. E così che si fanno gli interessi del Paese, delegittimando a livello internazionale chi governa? Poi non dobbiamo stupirci se ci attaccano». Cosa temono la von der Layen e i suoi soci? «Un cambio degli equilibri all’Europarlamento. La maggioranza Ursula è un’unione di debolezze, come il Pd, nato da Ds e Margherita, e la crisi ucraina ed energetica sono la dimostrazione del fallimento del modello d’Europa franco-tedesca, incapace di incidere sui grandi temi». Che critica muove nel dettaglio all’Europa? «Trent’ anni fa l’Italia era la quarta potenza industriale al mondo e la Germania, reduce dalla riunificazione, era in grave difficoltà. Ora Berlino è ricchissima e noi ci siamo impoveriti, eppure facciamo tutti parte del medesimo consesso. Questo significa che le regole del gioco facilitano qualcuno a danno di altri. Alla sinistra è sempre andato bene così, a noi no». Da quando ha vinto le elezioni Fdi è salita nei sondaggi e gli anti-Meloni si sono più che dimezzati: il vecchio vizio degli italiani di salire sul carro del vincitore? «Credo sia piaciuto il nostro approccio alla vittoria. Oggi sento interesse e curiosità intorno a noi. Anche gli italiani che nutrivano perplessità si stanno rendendo conto che molte cose negative nei nostri confronti erano state dette solo per condizionarli. Basterà un anno di governo con Fdi per dimostrare definitivamente che l’antisfascismo è argomento da libri di storia e non può scagliarsi contro questa destra che nulla ha a che vedere con i regimi illiberali di qualsiasi segno»