Bollette pazze: largo a caminetti e stufe a legna, ma occhio alle regole

Alcune regioni del nord Italia regolamentano o addirittura vietano l’installazione e l’utilizzo di alcuni generatori di calore a biomassa legnosa

La crisi energetica e le bollette da capogiro preoccupano i cittadini italiani, ma è in arrivo una stretta da parte del ministero della Transizione ecologica su orari, periodi di accensione del riscaldamento in casa e nuove regole di controllo. Ma visto il periodo complicato in molti invocano la possibilità di poter usare liberamente camini, caldaie e stufe a pellet.

Le moderne stufe a biomassa –

Da agosto 2022 sono assoggettati al controllo dell’efficienza energetica, alla registrazione nel Catasto Unico Regionale degli Impianti Termici e alla manutenzione periodica anche gli impianti che prima non rientravano nella disciplina regionale. Il provvedimento si applica a tutti gli impianti termici civili alimentati da biomassa legnosa, con potenza al focolare fino a 3 MW, compresi quelli per la produzione centralizzata di acqua calda sanitaria e quelli di uso domestico come il caminetto aperto senza il vetro e la cucina a legna.

Nuove regole e vecchie proteste

La grave crisi energetica che sta colpendo l’Europa e non solo, con lo spauracchio di dover passare un inverno al freddo per lo scarso approvvigionamento di gas a disposizione e con i prezzi energetici saliti alle stelle che hanno fatto impazzire le bollette, ha scatenato la fantasia degli italiani nel cercare un metodo alternativo per scaldare le case. Sono così spuntate le vecchie stufe a legna, sono stati rimessi in funzione i caminetti e sono tornate di moda anche le cucine a legna. Ma lo stato italiano comunque, senza sentire ragioni, non ha voluto derogare a nessun obbligo che regolamenta queste fonti di calore e, ben prima che si parlasse di crisi energetica, sono stati fissati dei paletti ben precisi all’utilizzo appunto di stufe e camini a biomassa, con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento atmosferico.

Il pellet che alimenta stufe e camini è oramai introvabile –

Si rischia fino a 5000 euro di multa

Secondo i rilevamenti sull’inquinamento, all’interno delle Pm10 cioè la componente principale delle emissioni di smog, il 57% proviene da impianti domestici a biomassa come camini a legna o similari. Ecco perché nella maggior parte delle regioni italiane vigono delle restrizioni importanti sull’uso di alcuni impianti, con riferimento a quelli più obsoleti, in particolare per i generatori di calore alimentati a biomassa legnosa come stufe e camini con emissioni superiori a quelle consentite e l’utilizzo di generatori di calore domestici con 0, 1 o 2 stelle. Ecco perché, da agosto 2022, sono assoggettati al controllo dell’efficienza energetica e alla manutenzione periodica, anche tutti quegli impianti classificati con 3 stelle. Il mancato rispetto di queste norme può comportare una multa che potrebbe arrivare a 5.000 euro. Alcune regioni, proprio per aiutare i cittadini in difficoltà, nonché per migliorare la qualità dell’aria e l’efficienza energetica, metteno a disposizione bonus per sostituire stufe e camini e caldaie a biomassa ormai obsoleti e fortemente inquinanti con nuovi impianti di riscaldamento di ultima generazione.

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