Viva la cravatta obbligatoria, basta cafoni in Parlamento

Il nuovo regolamento imposto dalla Meloni ai vecchi e nuovi deputati piace alla gente, un vero e proprio sigillo di eleganza

Chi siede in Parlamento è obbligato, dichiara Giorgia Meloni, a vestirsi in modo dignitoso. Una regola che approvo in pieno e che non ha nulla di fascista, e questo lo affermo nel pieno delle mie facoltà mentali onde rassicurare i progressisti e generi affini. Onorevoli e senatori rappresentano l’Italia e sono obbligati ad osservare un minimo di buon gusto anche nell’abbigliamento, che è il biglietto da visita più appariscente. La presidente del Consiglio in pectore invita in particolare i suoi colleghi a portare la cravatta, che è una sorta di sigillo di eleganza.

Il cambio
Francesco Zaffini senatore Fratelli d’Italia mostra la cravatta regalata dalla Meloni (Ansa)

Il problema che la leader evidenzia non è secondario: la gente comune, quella che incontriamo per strada e purtroppo pure negli uffici, compresa quella delle banche, ormai è malvestita, scrive Libero e la penna è di Vittorio Feltri, si presenta al pubblico indossando magliette disgustose, tipo quelle che sfoggia in tv Zelensky, che soltanto a guardarle ti viene l’urto del vomito. Il popolo comunque ha il diritto di essere volgare, anche perché spesso è in bolletta marcia e non si può concedere raffinatezze.

L’abito non fa il monaco

Il simbolo
Salvatore Caiata al termine dell’assemblea degli eletti di Fratelli d’Italia (Ansa)

Ma uno che entra, eletto con il voto plebiscitario, a Montecitorio o a Palazzo Madama, sfoggiando jeans e altri indumenti dozzinali, è indegno del ruolo che ricopre. Ecco perché la cravatta raccomandata da Meloni è indispensabile, in quanto impone una camicia acconcia nonché una giacca che non sia uno straccio. L’abito, si dice, non fa il monaco eppure spesso indica il cafone, e nel palazzo i cafoni non sono graditi e nemmeno tollerati. Di qui la necessità di pretendere dai signori parlamentari che si presentino in aula con addosso non soltanto abiti civili ma altresì impreziositi da cravatte intonate, sobrie e possibilmente eleganti. Non è facile insegnare agli uomini e alle donne a scegliere vestiti sobri e adatti all’ambiente che frequentano, tuttavia bisogna pur cominciare a istruirli, cosicché la raccomandazione di Giorgia è assolutamente opportuna.

La bella presenza non è tutto, però se manca anche questa il disastro è garantito su tutti i fronti. Normalmente i maschi sono più trasandati delle femmine, che tengono maggiormente all’estetica. Però ultimamente ho notato che persino le signore si lasciano un po’ andare. Per esempio, calzano scarponi che io, nella mia scurrilità, definisco “antic…” dato che sono respingenti e rozzi. Ecco perché consiglio alla premier in pectore di suggerire alle sue colleghe di infilare i piedi in scarpe meno sgraziate e più consone al loro ruolo. Giusto esigere cravatte benfatte, però è altrettanto opportuno che le parlamentari si rechino sul posto di lavoro con calzature idonee e non destinate agli sport invernali praticati

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