Prime parole del nuovo presidente del Senato. La Russa cita Pertini, ringrazia la Segre e ricorda le vittime del terrorismo di destra e sinistra
Parole forti, toccanti, con riferimenti a Sandro Pertini, all’Europa, definita casa comune, all’Ucraina e alla voglia di essere considerato il Presidente di tutti. “Sono stato un uomo di parte, ma ora non lo sarò più”. Ignazio La Russa ha toccato il cuore dei presenti. Ha ringraziato chi lo ha votato e chi non gli ha dato fiducia, ha ricordato le vittime di destra e di sinistra negli anni del terrorismo ed ha lanciato messaggi di unione. Nel suo primo discorso da Presidente del Senato, ha colto nel segno.
“Ringrazio chi mi ha votato, chi non mi ha votato e chi mi ha votato nonostante non faccia parte della mia parte politica – riferimento a Forza Italia e ai voti arrivati da altri partiti -. Nella vita è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza, diceva Pertini. E la lotta, aggiungo io vale anche quando non c’è speranza di vincere, solo per averne preso parte”. La Russa dedica un pensiero alle forze armate. “Nella mia lunga vita politica i momenti più toccanti e che ricordo con più tristezza e dedizione sono quando ho portato sulle mie spalle le bare dei soldati in Afghanistan e a loro e a tutti i caduti di ogni guerra va il mio deferente omaggio. Il mio pensiero va ai patrioti ucraini perchè non c’è pace senza giustizia”.
Sui temi dell’ambiente e del lavoro: “Ecologia e tutela del pianeta sono fondamentali: l’umanità è respingere ogni forma di violenza e sopraffazione dei diritti legalmente riconosciuti. La violenza sui minori e la violenza sulle donne sono la vergogna della nostra società, vanno oltre che combattute, vanno prevenute. Tutelare l’infanzia e promuovere la natalità. Ogni fragilità ci riguarda e ci interpella serve sostenere dare speranza avvicinare, non dobbiamo chiederlo ad altri ma a noi stessi cosa e che possiamo e dobbiamo realizzare per essere accanto a quanti vivono una diversa abilità. Per chi è debole il posto non è in fondo è in prima fila”. Sul lavoro: “Significa riscatto per i giovani, per il sud per le periferie. Il lavoro è la storia dell’Italia, storia di ingegno di passione di cultura nel mondo. La parola Italia è quella che più di ogni altro appassiona e innamora cittadini lontanissimi dalla nostra penisola. è una porta il lavoro non può diventare il burrone delle morti bianche che hanno colpito recentemente e tristemente anche ragazzi molto giovani”.
«Sono stato un uomo di parte, di partito ma in questo ruolo non lo sarò ed è una lezione che ho appreso da tanti anni. Cercando sempre di cogliere dagli eventi un utile posizione di crescita anche di mettere in discussione le proprie posizioni. È l’impegno non solo mio, ma della mia parte politica. Un insegnamento che ho reso da mio padre senatore di questa repubblica e che a livello politico ho ricevuto da più persone. E che devo a un uomo che non a caso veniva chiamato Ministro dell’armonia Giuseppe Tatarella, che voglio ringraziare”. Poi una serie di riferimenti storici non casuali. “La senatrice Segre che ha parlato di tre date e non voglio fuggire, troppo facile scappare di fronte alle richieste di chiarezza. Ha parlato del 25 aprile, del 2 maggio del 2 giugno. Queste date hanno bisogno di essere celebrate da tutti, solo un’Italia unita è la precondizione per affrontare ogni emergenza e ogni criticità. Un clima coeso aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro paese, a costruire la liberazione come valore di tutti gli italiani a determinare i confini di un sistema politico per il semplice fatto di vivere in questo paese, di battersi per il suo futuro di volerlo più prospero e più sereno. All’interno di quel sistema comunemente condiviso”.
Chiusura dedicata all’Europa. “Il parlamento con la sua centralità custodisce la memoria collettiva del paese. Le istituzioni sono memoria di futuro Con questo sguardo che si nutre di storia e di futuro che guardiamo all’Europa come casa comune. L’unione Europea deve essere ancora comunità speranza di pace se saprà come fare per elevare il suo raggio di azione sempre più in alto anzichè alle cose di secondaria importanza. E conclude ancora con un invito all’unità: Cercherò di essere il presidente di tutti”.