Curioso quello che è accaduto in Gran Bretagna, dove il progetto di rendere il Paese “no smoking” entro il 2030 è stato quantomeno rallentato da Thérèse Coffey, la responsabile del Ministero. Non è la prima volta che quest’ultima finisce nel mirino della critica per le sue decisioni riguardo la vita privata e l’attività pubblica
Le perplessità circa la sua nomina di inizio settembre non sono certo mancate. D’altronde se il ministro della Salute è “fuori forma”, beve e fuma il sigaro, qualche domanda è lecito porsela. Tuttavia Thérèse Coffey ha iniziato subito a ricoprire senza remore questo ruolo affidatole dall’amica premier Liz Truss, che l’ha nominata anche sua vice.
Ora però una sua decisione sta creando polemiche che vanno oltre il pregiudizio, in quanto la ministra ha accantonato la campagna anti-fumo del governo britannico, rifiutandosi di raccomandare l’innalzamento dell’età per acquistare tabacco di un anno ogni anno e di stanziare altri 125 milioni di sterline per incoraggiare la gente a smettere di fumare.
Non è una sua priorità, diciamo così, come confermato peraltro dalla diretta interessata in un suo intervento in radio dove le è stato chiesto quali fossero i progressi verso l’obiettivo governativo di rendere la Gran Bretagna un Paese “no smoking” entro il 2030 (cioè scendere sotto il 5% di fumatori): “Non ne so nulla perché non mi sono occupata di questa specifica politica di prevenzione“. Poi ha aggiunto che al momento è concentrata su altro, come le ambulanze e le liste d’attesa che affliggono il sistema sanitario nazionale. Tra l’altro, nel recente passato, colei che oggi ricopre il ruolo di Ministro della Salute ha votato contro al bando al fumo nei luoghi chiusi, all’obbligo di vendere sigarette in pacchetti anonimi e alla messa fuorilegge del fumo nelle macchine quando ci sono bambini. Un atteggiamento che chiaramente va contro le politiche governative perseguite nell’ultimo decennio, capaci di far scendere i fumatori alla soglia del 14% della popolazione.