Il provvedimento “Vita nascente” si ripromette di aprire un’altra via a chi si trova di fronte ad un bivio: un aiuto concreto alle donne
Un fondo di 460 mila euro per aiutare concretamente le donne in difficoltà economica che così possono decidere di rinunciare all’aborto. Una scelta, un bivio, quello a cui ci si trova davanti all’interruzione di gravidanza, comunque la si pensi, sempre cruciale, sempre doloroso. Le spese e i problemi che inevitabilmente si moltiplicano quando arriva un figlio, ancor più pesanti se il figlio non è stato “previsto“, se la vita ti mette davanti a un evento così travolgente da scardinare ogni regola, ogni progetto, quando a malapena si riesce a provvedere a se stessi, figuriamoci un bambino. Il provvedimento – denominato “Vita nascente” secondo le intenzioni espresse da chi lo ha promosso, si ripromette di aprire un’altra via a chi si trova davanti al bivio.
Ora è stato approvato dal Consiglio regionale del Piemonte. I fondi, però, saranno resi disponibili attraverso un assestamento di bilancio, che dovrà essere a sua volta approvato. Dopo il provvedimento regionale che aveva ammesso le associazioni pro vita all’interno dei consultori, ecco quindi la delibera attuativa che prevede appunto l’istituzione del fondo «Vita Nascente» che le stesse associazioni potranno usare, per chi ne vorrà usufruire, come contributo alle spese di casa ( bollette, mutuo, affitto) e per quelle legate alla cura del neonato fino a 18 mesi. Il denaro sarà elargito anche alle madri che decideranno di non riconoscere il bambino: saranno allora i consorzi assistenziali a farsi carico del mantenimento del neonato fino al momento dell’affido, mentre la donna verrà assistita per due mesi dopo il parto.
Ma le polemiche sono tante con i movimenti femministi
Pannolini, pappe, culle, tutine, scarpette, medicine, insomma tutto quello di cui un bimbo ha bisogno, quello che rappresenta la spicciola ma impellente necessità quotidiana, che può spaventare e diventare ostacolo insormontabile, entra quindi nelle pieghe di una legge, che non intende occuparsi astrattamente di una questione “di principio” ma sembra tenere presente i bisogni reali di persone in carne e ossa. Una “interpretazione” della 194, dunque, sempre secondo i suoi sostenitori, avrebbe tutte le carte in regola per piacere al futuro governo targato Giorgia Meloni – del resto il provvedimento è stato strenuamente sostenuto dall’assessore regionale al Welfare Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia – e potrebbe anzi diventare un modello da seguire a livello nazionale. Il tema “caldo” e divisivo dell’aborto è tra quelli che la futura capo dell’esecutivo ha da sempre affrontato, tenuto “in agenda”, e per il quale è stata spesso e volentieri oggetto di roventi polemiche e degli strali dei movimenti femministi.
Polemiche che puntualmente si ripropongono anche nel caso di quanto avviene in Piemonte. Un provvedimento «oscurantista e liberticida» contro i diritti delle donne, che sostiene i movimenti antiabortisti e li spingerà a fare terrorismo psicologico sulle donne che hanno dubbi sulla loro gravidanza. Chiara Appendino e Sarah Disabato, rispettivamente deputata e capogruppo regionale dei 5 Stelle, esprimono le ragioni di chi si oppone con più vigore al fondo. «Se volesse davvero aiutare le donne e le famiglie, la Giunta Regionale dovrebbe fare tutto ciò che non ha fatto in questi anni sul capitolo welfare e sanità », accusano. Insomma, sarebbe giusto prevedere reali sostegni alle donne, invece di erogare aiuti alle associazioni pro vita contro l’aborto. Ma l’assessore Marrone risponde e difende la legge, perché chi protesta in nome della 194 «dovrebbe leggerla tutta. Il fondo Vita nascente», sostiene, «darà finalmente attuazione alla parte della legge che sancisce la tutela sociale della maternità e incarica le istituzioni di rimuovere, in collaborazione con le organizzazioni di volontariato, le cause economico-sociali che possono determinare la scelta di interrompere la gravidanza». La delibera, inoltre, definisce chiare e precise modalità di accesso e criteri di assegnazione dei finanziamenti. Il che per garantire di evitare abusi o irregolarità. O almeno tentare di evitarli