I numeri testimoniano quanto il rapporto stilato dal Wwf sia pesante: il rischio per il futuro però è ancora più allarmante.
Dati pesanti, in un rapporto shock che non può essere in nessun modo chiuso in un cassetto ma necessita di un intervento immediato.
Il Wwf ha preso in esame la popolazione di mammiferi, uccelli, rettili, pesi e anfibi, accostando i numeri del 1970 a quelli attuali. Ciò che emerge, nel faldone chiamato Living Planet Report 2022, è un dato per certi versi drammatico, e si trasforma in un appello a fare in fretta. In poco più di 50 anni la popolazione delle specie animali prese in considerazione sono calate in un numero inatteso, e tutto ciò rende ancora più necessaria l’immediatezza degli interventi.
C’è un numero che testimonia quali sono i rischi per il futuro ma soprattutto quali sono stati gli effetti di molti fattori sottovalutati. Secondo il report pubblicato dal Wwf, dal 1970 ad oggi, nel mondo, e in America Latina e Caraibi, la perdita di fauna selvatica ha raggiunto il 94%. Un numero inatteso e drammatico, soprattutto se incrociato con il calo di molte specie animali. Mammiferi, anfibi, rettili, pesci e uccelli sono calati in media del 69%, e i numeri spingono a lanciare un appello netto in vista del COP15 di dicembre. “Ci aspettiamo un accordo ambizioso – è il messaggio in arrivo da Marco Lambertini, direttore generale del Wwf –, perché questa è una doppia emergenza. Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono serie minaccia per le generazioni attuali e future”.