Dal restyling del Palazzo dello Sport e della Piscina delle Rose fino alla realizzazione di un nuovo parcheggio. Ma ora servono i soldi
Centoventi milioni per rimettere in sesto il quartiere Eur attraverso la riqualificazione dei suoi luoghi-simbolo: dal Palazzo dello Sport alla Piscina delle Rose; dal laghetto, che dovrebbe diventare balneabile, al marmo bianco del Palazzo dei Congressi. Eur Spa, la partecipata di Roma Capitale e Ministero dell’Economia (rispettivamente al 10 e al 90 per cento) ha il compito di gestire il patrimonio immobiliare del quartiere e sta chiedendo aiuto ai soci per realizzare il proprio Piano industriale 2022-2027. La richiesta, scrive il quotidiano Il Tempo, è di versare nelle casse di via Ciro il Grande ben 93 milioni, di cui poco più di nove dovranno essere sborsati dal Comune. Un impegno notevole che la Spa promette di «ripagare» mettendo a disposizione le magnifiche strutture e i parchi dell’Eur, riqualificati e valorizzati, per i grandi eventi a cui la Capitale si affaccerà nel prossimo futuro, dal Giubileo del 2025 a Expo 2030, qualora si svolgesse a Roma. La delibera sulla ricapitalizzazione è stata approvata in Aula Giulio Cesare ieri sera, dopo quasi dieci ore di discussione e dopo un passaggio in commissione Bilancio appena ventiquattr’ ore prima.
Tanta «fretta» è dovuta al fatto che, proprio oggi, il rappresentante del Comune è atteso nell’assemblea straordinaria degli azionisti di Eur Spa per approvare il «rafforzamento patrimoniale e finanziario della società», e serviva il via libera dell’Assemblea capitolina. Ci sono in ballo, peraltro, anche gli equilibri contabili dell’ente. Eur Spa ammette, infatti, che senza questi 93 milioni finirebbe in rosso, trovandosi «in una situazione di cassa negativa per 4,4 milioni di euro già nel secondo semestre del 2022». E, ancora, che «la fattibilità del Piano industriale sarebbe compromessa dall’attuale situazione di tensione finanziaria originata da scelte strategiche del passato legate alla costruzione della Nuvola (…) e aggravata dal contesto geopolitico e sanitario degli ultimi due anni». Se non si vuole «frenare» l’Eur, costringendo l’ente gestore a limitarsi a fare solo le manutenzioni urgenti- è questa la ricostruzione contenuta nel documento al vaglio dei consiglieri- bisogna che Roma Capitale e il Mef mettano mano al portafogli. I progetti, del resto, sono notevoli. Dai 45 milioni per gli edifici razionalisti, con messa in sicurezza, manutenzione dei marmi (circa 60mila metri quadrati di lastre che pesano centinaia di chili ognuna) e adeguamento sismico, fino alla rifunzionalizzazione del Palazzo dello Sport per 16 milioni.
L’Eur potrebbe rinascere con tutti quei soldi
Alla ristrutturazione della Piscina delle Rose sono invece destinati due milioni mentre sette servirebbero a salvare le lastre di marmo del Palazzo dei Congressi. Alcune sono addirittura instabili e vanno sostituite. E ancora, dieci milioni per i parchi e i giardini, con uno stanziamento di otto per la bonifica del «laghetto». L’obiettivo è renderlo balneabile trattando e depurando le acque e i fanghi. Alla scarsità di parcheggi in zona si prevede di fare fronte costruendo un’area di sosta tutta nuova, in piazzale Sturzo, a cui sarà abbinata la «monetizzazione» del parcheggio di viale della Civiltà Romana, per complessivi 23 milioni. Altri fondi sono in arrivo anche per la Nuvola: al centro congressuale dell’archistar Fuksas, inaugurato sei anni fa, andranno infatti nove milioni per adeguare gli impianti, dotarlo di rete Wi-Fi, migliorare la resa energetica e completare gli spazi ristorazione, libreria e «workshop». Tornano in pista anche il completamento dell’Acquario dell’Eur, con fondi privati, e la valorizzazione dell’ex Velodromo e delle Tre Fontane, a cui è dedicato un obiettivo di business specifico.
La Spa spiega anche di voler rivedere gli attuali canoni di locazione degli immobili di proprietà, oggi al di sotto dei valori di mercato in media del 50 per cento. La disponibilità della maggioranza ad approvare in fretta la ricapitalizzazione èstata granitica, nonostante la pioggia di ordini del giorno ed emendamenti (una cinquantina in tutto) presentati dall’opposizione durante la seduta-fiume di Palazzo Senatorio. Una maratona iniziata alle undici del mattino e interrotta continuamente, tra sospensioni e riunioni dei capigruppo. L’affondo del centrodestra è unitario. Fabrizio Santori (Lega), Marco Di Stefano (Udc FI) e Giovanni Quarzo (FdI) definiscono la delibera «inadeguata. Questa amministrazione e i suoi dirigenti hanno dimostrato dilettantismo portandola in Aula in due giorni, senza un adeguato confronto e mostrando disprezzo per la dialettica democratica». Si accoda il Movimento 5 Stelle con Linda Meleo, secondo la quale «la delibera è lacunosa e malscritta» e l’approvazione «un atto sconsiderato e pericoloso». Critiche feroci sono piovute anche dalla Lista Calenda: «Senza preavviso, il Pd ha imposto all’Aula la discussione», affermano Dario Nanni, Flavia De Gregorio e Francesco Carpano, lamentando di non avere avuto «neanche il tempo di leggere la delibera o discuterla in commissione». Tempo che i dem hanno ritenuto non esserci