Dalla sinistra si sta parlando molto di una Giorgia Meloni in ritardo sulla tabella di marcia. Ma in realtà i precedenti dicono altro.
20 giorni fa l’Italia andava al voto per eleggere il nuovo governo e a distanza di tre settimane dalla sinistra si inizia a parlare di una Giorgia Meloni in ritardo nella formazione dell’esecutivo. Un’accusa infondata e che lo stesso partito del futuro primo ministro ha deciso di rispedire al mittente.
“Ma quale ritardo – la dura replica di Fabio Rampelli, riportato da Libero – i detrattori ad ogni costo della Meloni dovrebbero ricordare che siamo in una democrazia parlamentare. Fino all’insediamento del nuovo Parlamento, il Quirinale non può nemmeno stilare il calendario delle consultazioni. Fare il paragone con quanto accaduto con Draghi è fuori da ogni logica“.
Quindi nessun ritardo, ma solamente i classici tempi d’attesa di una democrazia parlamentare. A breve, visto che ormai senatori e deputati si sono ufficialmente insediati, il Quirinale dovrebbe stilare il calendario delle consultazioni e dare l’incarico a Giorgia Meloni.
I precedenti smentiscono la sinistra
A smentire la sinistra, però, non sono solamente le parole di Rampelli. Libero ha riportato anche due precedenti che confermano come la tabella di marcia di Giorgia Meloni stia rispettando i tempi previsti dalla nostra democrazia.
Nel 2014 Giuseppe Conte ci impiegò 88 giorni per formare il suo governo. La vittoria alle urne avvenne il 4 marzo 2018 e il giuramento ci fu il 1° giugno. Andò leggermente meglio proprio a Letta che nel 2014 si insediò a Palazzo Chigi dopo 61 giorni.
Numeri che rimandano al mittente le accuse arrivate dalla sinistra nelle ultime ore. Sono passati circa 20 giorni dalla vittoria alle elezioni e sembra essere molto complicato pensare che Giorgia Meloni possa essere più lenta dei leader di M5s e Pd.