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Cronaca

Il manifesto pacifista di Papa Francesco è ora messo nero su bianco

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Francesco Gnagni

Si tratta di un vero e proprio appello accorato da parte di Papa Francesco, messo nero su bianco in un libro realizzato alla soglia del decimo anno di Pontificato e che rappresenta un manifesto pacifista destinato a restare nella storia. 

(Ansa)

“Chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra”. Questo il contenuto centrale dell’appello lanciato da Papa Francesco con il suo nuovo libro, di cui oggi il quotidiano La Stampa ne anticipa un brano. La richiesta di Bergoglio al mondo della politica è cristallina e impossibile da equivocare. “Chiedo alle autorità politiche di porre freno alle guerre in corso, di non manipolare le informazioni e di non ingannare i loro popoli per raggiungere obiettivi bellici”, scrive Francesco. “La guerra non è mai giustificata. Infatti non sarà mai una soluzione: basti pensare al potere distruttivo degli armamenti moderni per immaginare quanto siano alti i rischi che una simile contesa scateni scontri mille volte superiori alla supposta utilità che alcuni vi scorgono”.

Il libro manifesto per la pace del Papa argentino

Il testo si intitola “Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza”, è curato da Hernàn Reyes Alcaide per edizioni Piemme, e la sua uscita è prevista per martedì. In questo, il Pontefice chiama con forma l’umanità a costruire un orizzonte di pace e un contesto che lo permetta, partendo dal presupposto che “non esistono conflitti giusti” o “preventivi” e che è inaccettabile considerare le vite perse “come danni collaterali”. Non c’è possibilità di compromesso: “Considero la sua persistenza fra noi come il vero fallimento della politica”, continua Francesco. Nello specifico, la guerra in Ucraina “ha messo le coscienze di milioni di persone del centro dell’Occidente davanti alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo e simultaneamente in vari Paesi, ci ha mostrato la malvagità dell’orrore bellico”.

“Non esiste occasione in cui una guerra si possa considerare giusta. Non c’è mai posto per la barbarie bellica”, aggiunge ancora Bergoglio, spiegando che “un conflitto è una risposta inefficace: forse Yemen, Libia o Siria stanno meglio di prima? Se qualcuno pensa che combattere possa essere la risposta giusta è perché sbaglia le domande”. Mentre la dura realtà è che “assistiamo a una terza guerra mondiale a pezzi che tuttavia minacciano di diventare sempre più grandi fino ad assumere la forma di un conflitto globale”. “Non esiste occasione in cui una guerra si possa considerare giusta. Non c’è mai posto per la barbarie bellica”, aggiunge.

La citazione del poeta Virgilio e l’attacco alle armi nucleari e atomiche

Francesco è stato il primo a parlare, già da anni, di terza guerra mondiale a pezzi, nonostante ciò nel libro cita addirittura Virgilio, ricordando che il poeta romano autore dell’Eneide più di duemila anni fa “ha plasmato questo verso: Non dà salvezza la guerra!”. “Si fa fatica a credere che da allora il mondo non abbia tratto insegnamenti dalla barbarie che abita i conflitti tra fratelli, compatrioti e paesi. La guerra è il segno più chiaro della disumanità”.

(Ansa)

All’interno del testo anticipato dal quotidiano torinese, si legge il Papa puntare il dito contro la contraddizione di alcuni politici che “rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici come modi per risolvere gli interessi di parte. No! Un buon politico deve sempre puntare sulla pace; un buon cristiano deve sempre scegliere la via del dialogo. Se arriviamo alla guerra è perché la politica ha fallito. E ogni guerra che scoppia è anche un fallimento dell’umanità”.

Fino alla conclusione netta: “Avere armi nucleari e atomiche è immorale. Sbaglia strada chi pensa che siano una scorciatoia più sicura del dialogo, del rispetto e della fiducia, ovvero gli unici sentieri che porterebbero l’umanità alla garanzia di una convivenza pacifica e fraterna. Oggi è inaccettabile e inconcepibile che si continuino a scialacquare risorse per produrre questo genere di armi mentre si profila una grave crisi che ha conseguenze sanitarie, alimentari e climatiche e riguardo alla quale nessun investimento sarà mai abbastanza”.

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Francesco Gnagni