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Curiosità

Domenico Auriemma, tutti i segreti per diventare un imprenditore di successo

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Arianna Di Pasquale

Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista, ha intervistato l’imprenditore internazionale Domenico Auriemma noto a tutti per il suo prestigioso brand “D-Style”

Come si diventa un imprenditore di successo? Lo abbiamo chiesto proprio a lui, al grande Domenico Auriemma. Il taglio che ho deciso di dare all’intervista è di tipo un po’ personale: non abbiamo tanto parlato della sua professione ma della sua quotidianità, del come sia riuscito a raggiungere certi traguardi e del suo modo di intendere il successo. Quindi mettetevi comodi e continuate a leggere: ci sono tanti consigli utili a chi vuole diventare una persona di successo.

Benvenuto Domenico su “Notizie.com”. Partiamo con la prima domanda. Secondo te, per diventare una persona di successo, devi nascere con la stoffa del leader o è possibile imparare ad essere vincenti?
“Alcune persone già nascono con la leadership, e buon per loro. Altre persone devono invece sviluppare le qualità tipiche del leader: sicurezza interiore, autostima, sapersi porre obiettivi concreti, imparare a lasciarsi guidare dalla vision. La vita in fondo è vita in mano nostra, e non conta tanto quello che ci accade ma come rispondiamo agli eventi. Quando si acquisisce questa consapevolezza e la si interiorizza, allora e lì che si svolta”.

Secondo te ci sono delle caratteristiche caratteriali che deve possedere una persona che vuole diventare imprenditore?
“Ce ne sono tante. Una persona che vuole diventare imprenditore deve sapere che essere esperto in qualcosa non basta: essere bravissimo a fare i caffè è l’ultima cosa necessaria per aprire un bar di successo. Occorre, infatti, possedere una serie precisa di cose, come saper gestire le risorse umane, capire i numeri, saper ragionare per obiettivi, conoscere il marketing ed il meccanismo delle vendite. Insomma, occorre prendere libri e studiare, fare corsi, cose che solitamente la gente non fa, credendo che basti solo la passione. Per via di queste lacune imprenditoriali almeno il 50% delle piccole aziende chiude dopo 2/3 anni”.

Domenico Auriemma D-Style

Domenico che consigli dai a chi vuole buttarsi ma si sente impaurito o bloccato?
“Consiglio di applicare la regola delle tre P. Passione, Preparazione e Prospect. La prima è la molla che ti fa individuare un settore. La seconda ti serve per non fare un buco nell’acqua: occorre acquisire competenze prima di entrare nel business, o anche durante, perché se aspettiamo che tutto sia pronto non ci lanceremo mai. E infine il Prospect, ovvero i potenziali clienti, il mercato. Bisogna capire di cosa ha bisogno il mercato, e intercettare una risposta innovativa. I bisogni si individuano ascoltando le lamentele della gente”.

Puoi fissare temporalmente un punto di svolta? Un evento o un’esperienza che ti ha cambiato la vita?
“Più di uno. Sicuramente il primo momento decisivo della mia vita si colloca intorno ai miei 20 anni quando, dopo aver completato gli studi obbligatori, ho capito che la carriera scolastica non faceva più per me; per cui mi sono immesso nel mondo del lavoro nel settore ottico, e ho capito l’importanza di dare vita con amore alle mie passioni. Se scopri le tue passioni e trovi il modo per seguirle hai già fatto, secondo me, il salto di qualità. Il secondo punto di svolta lo associo ad un libro che mi ha cambiato l’esistenza dal titolo le “7 regole per avere successo” di Stephen Covey. Da questa lettura ho sviluppato un graduale processo lavorativo da fare su me stesso, sulla mia permalosità, sull’insicurezza. Prima di iniziare a frequentare dei corsi di formazione ero una persona completamente diversa: non mi crede mai nessuno”.

Descrivici la tua routine: com’è la giornata tipo di un grande businessman? Hai delle abitudini che fanno la differenza (ad esempio svegliarti molto presto, o fare uno sport specifico, o rinunciare alla tecnologia nel weekend)?
“Ogni mia giornata ha delle differenze constanti. Non vi è mai una quotidianità da “copia ed incolla” per intenderci”.

Domenico Auriemma D-Style

La tecnologia ha di certo cambiato le nostre esistenze: secondo te, quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi che ha apportato?
“La tecnologia ci migliora l’esistenza, ma l’abuso ce la peggiora, e la società odierna sicuramente ne abusa. Prima, per ricevere informazioni, occorreva telefonare, faxare, aspettare… Adesso basta Google, che in 4 secondi ci risponde. Però l’uso che si fa oggi della tecnologia, soprattutto degli smartphone, peggiora soprattutto le nostre relazioni: andiamo a prendere un caffè con un amico e non resistiamo proprio a lasciare il cellulare da parte. Viviamo relazioni peggiori e ci blocca i pensieri. Non riflettiamo più. Per questo credo occorra darsi dei limiti”.

In realtà, la vita dell’uomo non è autonomia assoluta, ma rapporto con la corporeità, l’altro, gli altri, Dio. Sei d’accordo?
“La persona non si realizza nell’autonoma auto-costruzione di sé, ma nel vivere bene i rapporti costitutivi della vita, che dischiudono la strada alla libertà, entro cui il soggetto ha il compito di plasmare la propria vita”.

La libertà non è mera scelta, bensì scelta di ciò che è bello, buono e vero: «La verità vi renderà liberi» (Gv 8,32). La scelta è solo un aspetto della libertà, come documenta, in negativo, il tema della droga – la scelta di assumere sostanze stupefacenti non costruisce bensì distrugge il soggetto –, in positivo, la vicenda amorosa – la scelta della persona amata, che implica la rinuncia delle altre, non mortifica ma realizza la libertà.

Domenico Auriemma D-Style

Il Natale, a cui ci stiamo preparando, è l’annuncio della verità che viene e traccia la via alla vita: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Fu questa l’esperienza di Paolo di Tarso, persecutore dei cristiani convertito sulla via di Damasco, che nell’incontro con Cristo annuncia la nascita dell’“uomo nuovo [kainòs ànthropos]” (Ef 4,24).
«Se uno è in Cristo, è una creatura nuova». (2 Cor 5,17).

La questione di Dio tende al giorno d’oggi a venire rimossa dal soggetto e dal discorso sociale, anche per via delle strabilianti possibilità di prolungamento della vita garantite dal progredire dell’agire/sapere tecno/scientifico, che paventa e dischiude il realizzarsi del superuomo.
“In realtà, le tecnoscienze non aboliscono ma acuiscono la domanda di senso, non solo perché la costruzione del superuomo è possibilità remota che pone seri interrogativi circa la natura di questo altro essere [20], ma anche e più profondamente perché la domanda di vita è accompagnata dalla domanda sul senso della vita, che le tecnoscienze lasciano inevasa”.

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Arianna Di Pasquale