E’ tutto da ridisegnare e rifare: uffici, ristoranti, caffè e terrazze, l’era Meloni muta la geografia dei luoghi in cui si decide
Da Villa Grande a via della Scrofa ci sono 13 chilometri di traffico romano, che a metà di un lunedì pomeriggio si percorrono, in auto, in quaranta minuti e più. Tanto ci ha messo Re Silvio per arrivare metaforicamente a Canossa, consegnarsi al rito della riconciliazione con la Papessa Giorgia e sottoporsi al click, lei radiosa in giacca fucsia e lui di nero vestito, sguardo basso e sorriso nostalgico, scrive il Corriere della Sera. L’immagine è già storia, perché segna il passaggio dello scettro del potere dalle mani del vecchio leader a quelle di una donna, che ha quarant’ anni di meno. Finisce il trentennio di Berlusconi capo del centrodestra, con i suoi palazzi e le ville milionarie e comincia l’era di Giorgia Meloni, i cui spostamenti al volante sulle strade della Città Eterna, dal quartiere sud di Mostacciano ai vicoli del centro storico, disegnano la geografia del nuovo potere: uffici, ristoranti, caffé, terrazze, palestre e pure i saloni di bellezza.
La scenografica Villa San Martino di Arcore, dove una volta a settimana Umberto Bossi era ospite fisso a cena e Veronica Berlusconi sbuffava contro Silvio, «il lunedì non stai mai in famiglia», è ormai una cartolina ingiallita. Via dell’Umiltà, Palazzo Grazioli e Villa Grande resteranno negli annali della politica, ma adesso gli indirizzi che contano e raccontano sono altri. Via della Scrofa 39, equidistante da Camera e Senato, è l’unico quartier generale di un’area politica sopravvissuto al traumatico passaggio tra Prima e Seconda Repubblica. Gli inquilini sono cambiati, il palazzo però è rimasto sempre a destra: Msi, Alleanza nazionale e, dal 2019, Fratelli d’Italia. È nelle stanze dove lavorò Giorgio Almirante, che aveva pagato la sede oltre tre miliardi di lire, che l’«erede» del fondatore dell’Msi ha ricondotto Berlusconi nell’ovile dell’alleanza.
Ecco la nuova mappa: da uffici a ristoranti
Giovanni Donzelli, deputato FdI di quelli che contano, durante il faccia a faccia era anche lui al secondo piano, ma se pure avesse sentito tutto non direbbe una parola. «Quando non voleva farsi capire, Almirante parlava in greco antico con il suo portavoce – sfoglia i ricordi Donzelli, che era presidente di Azione Universitaria quando Meloni guidava Azione Giovani -. Io e lei lavoravamo in un’altra scala e se dovevamo venire qui ai piani alti ci batteva il cuore». Ora tocca a lei far battere il cuore a chi entra in via della Scrofa, anche se la premier in pectore ci viene di rado, parola del portiere, perché la strada è stretta e parcheggio non ce n’è. Per il caffé «Giorgia» scende da Friends ed essendo quasi sempre a dieta, per i suoi frugalissimi pasti, talvolta sale da Rinaldi al Quirinale e più spesso si accomoda alla Campana: 500 anni di amatriciane, carbonare, code alla vaccinara e carciofi alla giudia (di cui va ghiotto Fabio Rampelli) e un proprietario amico stretto, il deputato di FdI Paolo Trancassini.
Il quartier generale della nuova destra è al sesto piano del Palazzo demaniale della Camera dei deputati, dove c’è una terrazza mozzafiato arredata con tavoli e divani. Lì si fanno le riunioni che contano, lì sta prendendo forma il puzzle del primo governo italiano presieduto da una donna. L’altro tempio del melonismo che avanza è il Sanctuary Eco Retreat a due passi dal Colosseo, tutto palme e profumi orientali, con area wellness e piscina all’aperto. Il proprietario è Pier Paolo Terranova, che ha diretto la sezione di FdI di Colle Oppio. L’ambiente è modaiolo, eppure Daniela Santanché assicura che Meloni e i suoi sono lontani anni luce dalla movida romana: «Con la guerra e le bollette terremo un profilo basso, tutto responsabilità e rigore». Rigoroso è il nuovo taglio di capelli della leader, il già molto paparazzato long-bob biondo miele del parrucchiere Antonio Pruno, 300 e rotti euro di preventivo online per sforbiciata, colore e colpi di sole: «Già 50 donne mi hanno chiesto il taglio di Giorgia». E chissà quante saranno andate a bussare alla palestra X Cross di Fabrizio Iacorossi, dove Meloni all’indomani della vittoria elettorale andò ad «allenarsi, sfogarsi e abbassare un po’ la tensione».