L’incubo sembra non finire mai per Kevin Spacey, che ha raccontato la propria infanzia durante l’ennesimo processo per molestie sessuali
Continuano le rogne giudiziarie per Kevin Spacey che, durante l’ennesimo processo per molestie sessuali, ha raccontato il difficile contesto in cui è cresciuto. Questa volta è stato Anthony Rapp, attore classe 1971, ad accusare Spacey di averlo molestato nel 1986 dopo una festa.
Secondo le accuse, l’allora ventiseienne star di American Beauty avrebbe preso in braccio un quattordicenne Rapp, lo avrebbe posto su un letto e ci si sarebbe sdraiato sopra, il tutto contro la volontà del minorenne, che si sarebbe dimenato per sfuggire alla presa.
Scontata la smentita di Spacey, il quale, nel corso della testimonianza, ha voluto descrivere il problematico rapporto con il padre: “Provengo da una dinamica familiare molto complicata: mio padre era un suprematista bianco e neonazista. Significava che io e i miei fratelli eravamo costretti ad ascoltare per ore e ore mio padre che ci insegnava le sue convinzioni. Non abbiamo mai parlato del mio orientamento sessuale. Non ho mai parlato pubblicamente di queste cose. Quando ho iniziato a recitare al teatro mi urlava contro all’idea che potessi essere gay”.
Durante la sua testimonianza Anthony Rapp ha dato del bugiardo a Kevin Spacey per la mancata dichiarazione della sua omosessualità. Spacey ha risposto: “Chiamare qualcuno un bugiardo è dire che qualcuno vive nella menzogna. Non era questo il mio caso. Non vivevo una menzogna. Però ero riluttante di parlare della mia vita privata”. Adesso, sulla testa dell’attore ordinario del South Orange, pendono ben 40 milioni di dollari di risarcimento richiesti dall’accusa.