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Cronaca

La denuncia per violenza e il dietrofront: il tribunale “soccorre” la donna

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Francesco P

La denuncia, poi la retromarcia con una motivazione precisa che non ha convinto i giudici: ecco la decisione del tribunale. 

Violenze, abusi, minacce. La storia dell’orco che aveva spinto la moglie a recarsi dai Carabinieri ha risvolti per certi versi assurdi.

Violenza sulle donne (PixaBay)

La donna dopo l’ennesima violenza aveva telefonato ai militari dell’arma. Giunti davanti all’abitazione l’avevano trovata con il volto tumefatto, e in quel piccolo borgo del Bolognese, a Castello d’Argile, la storia era a conoscenza di tutti. La donna aveva dichiarato di essere spesso oggetto di maltrattamenti. “Mi massacra di botte” aveva riferito, circostanziando tutto con l’accusa di essere ormai sottoposta a violenze dalla nascita del primo figlio, quindi da molti mesi.

Quella denuncia era arrivata nel 2021, e nel dossier del giudice c’erano racconti risalenti a due anni prima. Storie raccontate durante una notte in cui la donna esasperata rivelò tutto. Poi l’indagine, la svolta e la retromarcia della donna che ha fornito alcune motivazioni al giudice. Il tribunale però ha preso la sua decisione.

Minacce e violenza, poi il dietrofront: la sentenza

La decisione del tribunale dopo la retromarcia della donna (Pixabay)

C’era anche la droga in quella storia assurda portata alla luce da Repubblica. Nella notte della denuncia la donna fece trovare in casa anche la cocaina, sottolineando che l’uomo era cambiato dopo al perdita del posto di lavoro che lo aveva trascinato in quella dipendenza. Qualcosa però dopo qualche mese era nuovamente cambiato. La donna ha dato alla luce il secondo figlio ed ha ritirato la denuncia. Ha motivato tutto con un drastico cambiamento dell’uomo, che pagava puntualmente gli alimenti si prendeva cura di lei.

Per il tribunale però non è bastato. Quel comportamento è infatti stato ritenuto riconducibile al “dovere di padre”, che non attenua in nessun modo le violenze riscontrate durante l’indagine. Arriva quindi la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione in una storia per che il tribunale non può essere al centro di una retromarcia.

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