Il caso di Roman Polanski ritorna a far discutere. Questa volta al centro di una polemica c’è la moglie Emmanuelle Seigner.
Emmanuelle Seigner, moglie di Roman Polanski, ha deciso di prendere una chiara posizione sulla vicenda del marito e diciamo che le su dichiarazioni hanno fatto rumore in Francia (e non solo).
L’attrice, come riportato dal Corriere della Sera, è ritornata sull’accusa, che risale al 1977, di aver drogato e violentato una ragazzina di tredici anni a Los Angeles: “A quell’età di è giovani, certo, ma quella era un’epoca molto permissiva. Il rapporto con l’età è cambiato molto. All’epoca la figura della lolita veniva elogiata e celebrata. Io ho iniziato la mia carriera e modella a 14 anni, quella storia non mi ha sconvolto”. E i rapporti tra i due continuano ad essere ancora molto buoni: “Si scambiano e-mail. Lei non sopporta più questo status di vittima. Da qui la richiesta di chiedere l’archiviazione del procedimento“.
La moglie in questa intervista ha anche sottolineato che “quando ho conosciuto mio marito tutte le donne volevano andare a letto con lui, era una cosa assurda, pazzesca. Aveva 52 anni, ne dimostrava 30, era un grande regista. Era molto attraente e non credo che avesse bisogno di violentare qualcuno“.
L’attrice è ritornata anche sulle frasi antisemite del regista. “Fuori dalla sala le militanti femministe manifestavano e i poliziotti hanno usato i gas lacrimogeni – ha spiegato Emmanuelle Seigner – alcune gridavano che dovevano gasare Polanski e non loro. Vorrei ricordare che la madre di Roman è morta incinta nelle camere a gas di Auschwitz“.