Per molti, ma non per tutti il calcio è diventato per i calciatori una fonte enorme di guadagno e lo stipendio non è più neanche la prima voce
Il calcio, senza dubbio, è uno dei business più floridi e maggiormente attivi nel mercato globale, che ha saputo rialzarsi immediatamente anche da una pandemia che poteva atterrarlo. Lo spettacolo dello sport più praticato e diffuso del mondo è inevitabilmente e sempre più strettamente legato al marketing e non sorprende che sempre più calciatori in attività siano coinvolti in tutta una serie di investimenti dentro e fuori da questo mondo.
Che il calcio abbia ormai trasceso la propria identità di sport e sia entrato a pieno diritto nel mondo del business è un dato di fatto pressoché innegabile. A testimoniarlo sono gli ingaggi stellari, l’inflazione dei prezzi di calciomercato e gli ingenti investimenti che ruotano attorno non solo ai club, ma anche a comparti come il merchandising, i diritti TV e simili.
Sempre meno calciatori, sempre più aziende
In principio furono Ronaldo e David Beckam. Negli anni 90 sono stati primi a mettere a frutto il talento e il glamour che potevano innescare, Luis Nazario da Lima e il marito della Spice Girl Victoria, hanno fatto da apripista e dopo di loro il business con i calciatori più famosi, capaci di far macinare milioni di euro alle grande aziende, non ha avuto più freni. Il brasiliano è stato il primo calciatore a essere un assoluto personaggio di marketing totale, attorno al quale ruotavano tanti interessi economici tanto da far pensare che sia stato costretto a giocare, pur non essendone in grado per un malessere, la famosa finale persa ai mondiali di Francia 98 soltanto perché così prevedevano i milionari contratti commerciali stipulati con le multinazionali che sponsorizzavano l’evento. Oggi tutti i calciatori più famosi hanno una struttura dietro che li accompagna negli investimenti, nelle campagne pubblicitarie che investono milioni di euro per utilizzare la loro immagine e tutti hanno la lungimiranza di investire in attività per amplificare i propri guadagni.
Messi e Cristiano Ronaldo
Ovviamente la punta dell’iceberg sono i calciatori più forti e più famosi e Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic, sono l’esempio migliore per provare a capire il calciatore-azienda. Alberghi, cliniche per capelli, ristoranti, birra o nelle gomme da masticare, tanti sono i business paralleli, quello che per gli ex giocatori era quasi una consuetudine, investire i ricavi di un’intera carriera in attività imprenditoriali, ma oggi il business inizia a dipanarsi quando ancora i campioni sono in piena attività. L’esempio più celebre del ruolo di calciatore-imprenditore in attività è probabilmente Cristiano Ronaldo. Oltre a essere sponsor della Università E-Campus, di linee di abbigliamento e profumi, CR7 è proprietario di 4 hotel fra New York, Funchal, Madrid, Lisbona, nonché dei ristoranti Tatel e Zela insieme al tennista Rafa Nadal e al cantante Enrique Iglesias. L’eterno rivale di Cr7 è Lionel Messi. I due si sono contesi per anni il Pallone d’oro e i trofei principali, soprattutto quando giocavano entrambi in Spagna. L’argentino, ora al Paris Saint Germain, ha uno stipendio elevato, che ingrossa il conto in banca insieme a una linea di calzini e una linea di hotel di lusso a Ibiza. In più è uno dei volti della birra Budweiser.
La gomma da masticare di Ibrahimovic
Dopo essere stato ospite di Amadeus nell’edizione scorsa del Festival di Sanremo, probabilmente il talento svedese ci ha preso gusto e un giorno, appese le scarpette al chiodo, davvero condurrà un programma televisivo tutto suo, ma intanto il 40enne del Milan, in attesa di rientrare in campo, è proprietario di un campo da padel in Svezia ed è socio di una società di gomme da masticare che aiutano a tenere alta la concentrazione. Sono moltissimi poi i calciatori che si lanciano sulla ristorazione. Danilo D’Ambrosio dell’Inter è proprietario del ristorante napoletano a Milano Caveau di tradizioni. Leonardo Bonucci capitano della Juventus ha un locale di lusso a Torino il Lève e Francesco Caputo ora alla Sampdoria, è socio del birrificio di Altamura Birra Pagnotta, che produce birra a base di pane di Altamura.