Gli esperti hanno elencato una serie di motivi che spingono a questa scelta soprattutto i ragazzi dai 16 ai 24 anni.
Un boom di bevande a basso contenuto alcolico. Il giro d’affari si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari, non proprio una cifra irrisoria. Vengono definite “bevande NoLo”, anche durante gli anni della pandemia il loro consumo non è diminuito. Vengono preferite soprattutto dai ragazzi che hanno tra i 16 e i 24 anni, ben radicate in particolar modo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Perché hanno tutto questo successo? Sono prodotte con ingredienti sani, portano benefici all’ambiente e limitano l’eccessivo consumo di alcolici tra i più giovani. Spesso sono bombardati da campagne di sensibilizzazione proprio per ridurre l’assunzione di alcol. Non manca come in ogni cosa anche la moda o la tendenza. Secondo Mintel, società di ricerche di mercato, i consumatori vogliono sempre di più bere e mangiare prodotti con meno zucchero. Le nazioni capofila, in questo senso, sono Francia e Germania. Lì i risultati sono già tangibili.
Più spazio ai prodotti naturali dalle preparazioni complesse, a volte ci possono volere 6 settimane per raggiungere il sapore desiderato. Spesso bisogna mischiare bucce di frutti (agrumi), erbe e spezie. Parliamo del 3,5% del totale delle bevande alcoliche, il giro di affari delle bevande NoLo si attesta sui 10 miliardi di dollari. Nel 2018 erano “solo” 7,8 miliardi. Col tempo si stanno attrezzando aziende produttrici di vini e liquori. Un vino si può dealcolizzare con una parziale evaporazione, distillazione o per osmosi. Il primato del settore appartiene ancora alla birra analcolica, in Spagna se ne consuma più di ogni altra nazione (il 15% del consumo totale di birra bevuta), mentre parliamo di una quota del tutto marginale in Italia. Per i cocktail possono sbizzarrirsi i bartender. Un esempio può essere il Virgin Mojito, una versione degli anni Venti (quelli del proibizionismo) per riprendere e modificare il tradizionale Mojito.