Uno studio pubblicato su Nature mette in evidenza dei dati che raccontano una particolare tendenza da parte delle cellule tumorali e dei livelli di melatonina, ossia l’ormone che determina i nostri modelli del sonno
Degli scienziati svizzeri dell’ETH di Zurigo, che hanno lavorato a uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, hanno notato una particolare tendenza. Questa sembra mettere in luce che i tumori si “risvegliano” quando i pazienti dormono. Il motivo sarebbe l’aumento di melatonina, cioè l’ormone che determina i nostri modelli del sonno.
I dati fanno riferimento particolare al cancro al seno, ma potrebbero essere gli stessi anche per altre forme tumorali. Se la teoria venisse confermata, ciò significherebbe per i medici essere in grado di diagnosticare meglio i pazienti e persino di curarli prelevando campioni di notte.
Tumori, ecco cosa succede nella notte
Nel dettaglio i ricercatori hanno cercato di studiare come i livelli delle cellule tumorali circolanti, quelle responsabili delle metastasi, differiscano nel corso della giornata: prima di tutto hanno quindi prelevato campioni di sangue da 30 donne con cancro al seno alle 4 e alle 10. Già da questa operazione preliminare hanno scoperto che c’erano quasi quattro volte più cellule nei campioni dalle 4 del mattino (il momento in cui i partecipanti stavano dormendo) rispetto al secondo prelievo delle 10. I risultati più generali invece suggeriscono che i medici dovrebbero provare a prelevare campioni di sangue di notte o al mattino presto per individuare meglio quando un tumore inizia la sua fase di metastasi. La professoressa Sunitha Nagrath, ingegnere chimico dell’Università del Michigan, ha affermato sulla stessa rivista: “La natura dipendente dal tempo della dinamica delle cellule tumorali circolanti potrebbe trasformare il modo in cui i medici valutano e curano i pazienti. I dati che indicano la proliferazione e il rilascio di cellule tumorali circolanti durante la fase di riposo suggeriscono che i medici potrebbero aver bisogno di diventare più consapevoli di quando somministrare trattamenti specifici“.