La scelta della Meloni di voler usare il maschile e non il femminile sta facendo molto discutere ma “non c’è nulla di strano”
«Non c’è nulla di strano» nella decisione di Giorgia Meloni di firmare gli atti ufficiali del governo come «il» e non «la» presidente del Consiglio. «I titoli al femminile sono legittimi sempre; chi usa questi femminili accetta un processo storico ormai ben avviato. Chi invece preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo», sentenzia Claudio Marazzini, presidente dell‘Accademia della Crusca, la più antica istituzione linguistica del mondo, a proposito della scelta del presidente del Consiglio di mantenere la versione tradizionale del proprio incarico.
Lo studioso invita quindi i critici «ad abituarsi a non avere paura di queste oscillazioni linguistiche». Una risposta anche alla nota dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, che ha chiesto ai dipendenti della tv pubblica di usare l’articolo femminile «la» a proposito del nuovo capo del governo.
“Nessuno vuole imporre la propria preferenze linguistica”
«Io non credo che qualcuno possa cercare di imporre ai giornalisti italiani la propria preferenza linguistica – ribatte Marazzini, per il quale «in presenza di un’oscillazione tra il maschile e il femminile, determinata da posizioni ideologiche, penso che ognuno possa e debba mantenere la propria piena libertà di espressione, optando di volta in volta per il maschile o per il femminile, in base alle proprie ragioni».
A conferma di queste parole, il presidente dell’Accademia annuncia che in caso di visita ufficiale di Meloni «nell’interlocuzione diretta non avrei nessun dubbio nell’adottare il maschile per una doverosa forma di rispetto verso le sue preferenze, in un’occasione in cui si impongono doveri di ospitalità. Anche perché non si tratta di una scelta a – grammaticale o antigrammaticale, ma semplicemente di un uso tradizionale, magari minoritario negli ultimi anni, ma ben radicato nel passato della lingua». Così è se vi piace e se a dirlo è proprio e soprattutto l’Accademia della Crusca, nessuno se ne abbia a male. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni già ringrazia.