Le testimonianze di chi ha vissuto da vicino la tragedia. Parlano le persone presenti all’interno del Centro Commerciale ad Assago
Mezz’ora di follia, tra urla, panico e sangue. Un tranquillo pomeriggio di shopping all’interno del Centro Commerciale Milano Fiori, si è trasformato in un set di un film dell’orrore. Per motivi ancora da decifrare, Andrea Tombolini, un uomo di 46 anni, ha accoltellato sei persone (tra cui il difensore del Monza Pablo Marì), uccidendone una. I testimoni, presenti all’interno del Centro, hanno vissuto momenti impossibili da dimenticare.
“Scappavano tutti avanti e indietro, c’era tanta confusione – dichiara una donna che lavora in uno dei negozi vicini la Carrefour – e ho visto un cassiere pieno di sangue che usciva dalla porta principale. Non era il ragazzo che purtroppo è morto. Lui era già a terra. Tornare al lavoro? Difficile, ma dobbiamo farlo. Non mi aspettavo oggi di trovare tutto chiuso”. La donna non ha visto l’aggressore. “Ci hanno fatto subito allontanare e non lo abbiamo visto in faccia, ma ce lo hanno descritto. Cosa faceva? Urlava e basta. C’erano tanti bambini terrorizzati. Ho visto anche una ragazza correre senza scarpe, scene di panico totale”.
Un’altra ragazza che gestisce un negozio all’interno del Centro Commerciale, racconta quei terribili momenti. “Sentivamo urla: qualcuno diceva che ci avrebbero ammazzati tutti. Hanno spento tutte le luci dei negozi e ci hanno ordinato di chiuderci dentro. Io avevo nel mio negozio anche una ragazza incinta. Sono entrate tante cassiere da altri negozi e abbiamo cercato di tranquillizzare e soccorrere tutti. Tutto è durato 15/20 minuti. Qualcuno ha chiesto l’aiuto di un medico. Non si capiva bene cosa fosse successo, poi abbiamo iniziato a capire. Ad un certo punto ci hanno detto che c’era anche un calciatore ferito. E so che sono andati a chiamare la moglie che si trovava da Zara”.
Tutti, all’interno del Centro Commerciale Milano Fiori, conoscevano il ragazzo ucciso da Tombolini. “Certo, siamo tutti una piccola, ma grande famiglia. Lavorava da anni qui. Un bravissimo ragazzo: lavorare per mille euro al mese e poi morire così non è giusto. So che ha cercato di fermare l’aggressore, ma ha avuto la peggio. Tornare al lavoro? Onestamente è un pò scioccante”.