Gettito maggiore negli anni con limiti più alti. Il vice-presidente della Camera Mulé prudente. Verso soglia a 3.000 euro
La lotta all’evasione non passa per il contrasto all’uso dei contanti e a dirlo sono i dati pubblicati, nel corso degli anni dai vari bollettini delle entrate tributarie del Mef. Ma andiamo con ordine. Partiamo dal fatto che l’Italia è uno dei Paesi Ue con il più alto tasso di evasione: nel solo 2019 lo Stato ha perso 30,1 miliardi di euro di gettito Iva, e stando agli ultimi dati della Commissione Ue, siamo in quinta posizione per il maggior divario tra il gettito previsto e quello riscosso. Fenomeno, quello dell’evasione, che gli ultimi governi italiani hanno cercato di combattere soprattutto con la lotta al contante. Attualmente infatti abbiamo un limite di 2.000 euro che passerà a 1.000 l’anno prossimo, se nulla dovesse essere modificato. Nei piani del nuovo esecutivo c’è l’idea di innalzare il tetto al contante e molto probabilmente, secondo indiscrezioni, in manovra si fisserà la soglia di 3.000 e non 10.000 euro come chiede una proposta di legge depositata dalla Lega, anche se per il momento questo «non è una priorità del governo», ha detto il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulé, a L’Aria che tira, «e lo dimostra il fatto che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo discorso programmatico non ne ha fatto menzione. Successivamente, in sede di replica, ha risposto alla sollecitazione di una richiesta giunta dall’opposizione sulla proposta di legge della Lega», spiegando che è in corso una discussione molto ideologica sul tema ma che in realtà non c’è una diretta correlazione tra la circolazione di moneta e l’evasione. E infatti, se si guardano i dati pubblicati dal Mef, si scopre l’inesistenza di questo legame.
Prendiamo in esame il 2008, anno in cui è stato innalzato il tetto del contante da 5.000 a 12.500 euro, il 2012, dove si è passati da 2.500 a 1.000 euro, e il 2016 dove si è portato il limite da 1.000 a 3.000 euro. Se dovesse valere la tesi secondo la quale a una riduzione del contante in circolo diminuisce anche l’evasione, nel 2012 dovremmo avere dei dati fiscali nettamente migliori rispetto agli altri due anni dove si è invece deciso di alzare il tetto. Secondo i numeri del Mef, il 2012 ha fatto registrare entrate per 423.908 milioni di euro di cui 228.776 di imposte dirette e 195.125 milioni di imposte indirette. Focalizzandoci sull’Iva si è registrata una flessione dell’1,9% con un incasso di 115.228 milioni di euro.
La lotta all’evasione non sia direttamente collegata all’uso del contante
Quattro anni dopo nel 2016 il tetto al contante sale a 3.000 euro e si registrano entrate per 451.543 milioni di euro, imposte dirette per 246.018 milioni di euro (+ 2,5%) e indirette per 205.525 milioni di euro (+4,2%). Ma non solo, perché il gettito Iva nel 2016 ha fatto registrare un aumento del 4,3% portando nelle casse dello Stato ben 124.503 milioni di euro. Il 2008 è stato un anno meno brillante, in termini di risultati, rispetto al 2016, ma ha fatto registrare risultati sempre migliori rispetto al 2012. Parliamo infatti di un gettito Iva di 118.812 milioni di euro, in flessione dell’1,6%, contro il -1,9% del 2012, e di imposte dirette pari a 231.466 milioni di euro (+2.690 milioni).
Dati alla mano si può dunque concludere come la lotta all’evasione non sia direttamente collegata all’uso del contante, tanto che questa limitazione non è usata in tutta l’Ue come strumento contro l’evasione (secondo gli ultimi dati pubblicati dall’European consumer center network, nel 2021 su 30 Stati solo in 12 Paesi, Italia compresa, erano presenti limitazioni all’uso del contante). Scettico su questa correlazione è stato anche nel 2019 Vincenzo Visco che nel programma L‘Aria che tira aveva spiegato che la limitazione all’uso del contante non sconfiggerà l’evasione: «L’Idraulico che non fa la fattura resterà. Il problema è rendere tracciata tutta l’attività economica, creare un ambiente in cui è più difficile evadere». Lo stesso anno anche la Bce ha bacchettato l’Italia per non averla consultata prima di inserire un tetto al contante dato che «può mettere in difficoltà quella parte di popolazione che non ha un conto né altri mezzi elettronici» per i pagamenti.