Dormire poco fa male, i risultati di uno studio iniziato nel 1985: “Si muore prima!”

In esame le ore di riposo notturne, spesso limitate o a singhiozzo. La statistica riportata grazie a un campione di 7.000 persone.

Dormire poco fa male. La conferma è arrivata dai dati raccolti da uno studio britannico iniziato nel lontano 1985, un super-lavoro portato avanti da Séverine Sabia e dai suoi colleghi ricercatori dell’Université Paris Cité, dell’Inserm e dell’University College London e dell’università di Helsinki.

Sbadiglio
I dati rilevati partono da uno studio iniziato nel 1985 con un campione di più di 7mila persone (Pixabay)

Riportate statistiche preoccupanti. Chi ha più di 50 anni e dorme 5 ore o meno per notte, oltre a una percezione superiore della stanchezza, corre anche un rischio dal 30 al 45% maggiore di ammalarsi di più patologie croniche rispetto ai coetanei che di ore ne dormono 7. Gli studiosi hanno esaminato la durata del sonno auto-riferita all’età di 50, 60 e 70 anni su un campione di 7.864 uomini e donne, poi hanno valutato le loro condizioni di salute nei successivi 25 anni. Il risultato parla chiaro: chi dormiva 5 ore o meno aveva un rischio di multimorbilità più alto del 30% rispetto a chi ne dormiva 7. Si sale al 32% nelle persone che dormivano 5 ore o meno a 60 anni, e al 40% tra quelle di 70. C’è anche un altro aspetto: nei 50enni, sempre con lo stesso conteggio delle ore di sonno, è stato riscontrato anche un aumento del rischio del 25% di morire prima di chi dormiva il giusto.

Basta una notte a singhiozzo per commettere errori e far calare la memoria

Dormire
Secondo uno studio basterebbe una notte a singhiozzo per far calare attenzione e memoria il giorno successivo (Pixabay)

Sabia ha detto: “Il nostro lavoro dimostra che una durata breve del sonno dalla mezza età alla terza età si associa al rischio di malattie croniche e alla successiva multimorbilità”. Da sottolineare, insomma, l’importanza della durata del sonno in età avanzata per una buona salute. Gli insonni vengono considerati quelli che hanno una ridotta continuità del sonno e la mattina non possono sentirsi riposati. Gli insonni, secondo l’Associazione italiana per la ricerca e l’educazione in medicina del sonno, sono soprattutto donne e anziani (il 60% del totale). Quelli cronici rappresentano il 10-13% della popolazione italiana. Secondo i dati della World Association of Sleep Medicine (Wasm) è sufficiente una sola notte di sonno a singhiozzo (il sonno interrotto da risvegli) a far calare attenzione, memoria e abilità di apprendimento il giorno dopo. Quasi la metà (46%) di chi ha il sonno disturbato commette errori al lavoro. 

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