La pandemia ha distrutto gli incontri interpersonali: “Ecco la nazione-modello da seguire”

Gli esperti hanno parlato delle conseguenze del Covid durante il convegno “Ripensare gli incontri”, andato in scena a Bolzano e a Sluderno. 

Harald Pechlaner, direttore del Center for Advanced Studies di Eurac Research, non ha girato intorno al discorso. “A causa della pandemia si è ridotto il nostro raggio di azione. Adesso ciò di cui abbiamo bisogno è apertura e comunicazione alla pari”. Insomma, il Covid – oltre agli evidenti risvolti economici – ha danneggiato anche gli incontri interpersonali.

Incontri
Secondo gli studiosi la curiosità va messa di nuovo in primo piano (Pixabay)

Lo studioso l’ha detto in occasione del convegno “Ripensare gli incontri” a Bolzano e a Sluderno. Elisa Piras, politologa del Center for Advanced Studies di Eurac Research, ha invece parlato del multiculturalismo, una forma di convivenza molto controversa. In Europa il modello legato a questo aspetto viene definito fallimentare, invece in altre nazioni (come in Canada o in Australia) la questione dell’identità multiculturale è “largamente accettata dall’opinione pubblica e dalle élite politiche”. Il consiglio che ne segue: “All’Unione Europea farebbe bene cambiare prospettiva e pensare a un ‘noi’ più ampio al fine di garantire sostenibilità sociale e giustizia. Il modello per le politiche migratorie e di integrazione potrebbe diventare proprio il multiculturalismo canadese, ha aggiunto Piras.

Covid, bisogna tornare a essere curiosi

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Secondo gli studiosi il Covid ha avuto pesanti ripercussioni anche negli incontri interpersonali (Pixabay)

Nel corso del convegno sono intervenuti diversi esperti, tra questo lo storico Kurt Gritsch, che si occupa di migrazione e turismo nell’ambito del progetto Arge Alp nelle regioni alpine di Alto Adige, Tirolo e dei Grigioni. Ha evidenziato un aspetto troppo spesso sottovalutato, ovvero le problematiche nelle regioni di confine. La politica, secondo il vicepresidente della cooperativa di comunità Alta Val Venosta Michael Hofer, non dovrebbe limitarsi ad aspettare soluzioni dal basso, ma impegnarsi in prima persona per superare dei meccanismi troppo rigidi. Johannes Abart di Clusio, con un esempio pratico, ha dimostrato che “ci si incontra realmente solo quando si superano i confini linguistici, culturali e geografici”. In primo piano deve esserci di nuovo la curiosità, ormai troppo spessa messa in disparte.

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