La senatrice di Sinistra Italiana ha elaborato un provvedimento che prevede codici identificativi e bodycam per gli agenti
Codici identificativi e bodycam per controllare le forze dell’ordine: la sinistra di tanto in tanto ci riprova, chiedendo in sostanza di “schedare” i poliziotti. Pd e Cinque Stelle si erano già fatti promotori della proposta, senza però riuscire a mandarla in porto. Ora, a riproporre la medesima istanza è stata la senatrice Ilaria Cucchi, che ha presentato un relativo disegno di legge di cui è stata la prima firmataria.
Il progetto normativo – ha spiegato la stessa esponente di Sinistra Italiana all’Adnkronos – “prevede i codici identificativi sulle divise degli agenti oltre alle bodycam, che sono già esistenti ma vengono utilizzate in maniera arbitraria“. Soluzioni rispetto alle quali ravvisiamo diverse criticità e assai pochi vantaggi.
“L’introduzione di questa legge è fondamentale”. Ma questo denota scarsa fiducia negli agenti
“Noi riteniamo che l’introduzione di questa legge sia fondamentale non solo per i manifestanti e le possibili vittime, perché assistiamo a scene terribili, come gli episodi della Sapienza dove ragazzi disarmati che erano lì per manifestare pacificamente e sono stati manganellati sulla testa, ma anche e soprattutto per le stesse forze dell’ordine, che non devono essere accomunate nell’immaginario collettivo ai loro colleghi che commettono errori imperdonabili“, ha affermato la senatrice Cucchi, motivando la propria proposta di legge. Già nei giorni scorsi, dopo gli scontri avvenuti fuori dall’ateneo romano, l’esponente politica aveva attaccato il governo, ricevendo in Senato una sonora replica da parte del premier Meloni.
Proprio riferendosi al futuro dibattito politico sul suo disegno di legge, Ilaria Cucchi ha anche aggiunto: “Cercheranno di impedirlo e sappiamo benissimo che col clima che c’è al momento ci saranno nei prossimi tempi svariate manifestazioni. Proprio per questo diventa urgente prevedere qualcosa che esiste già in quasi tutti gli altri Paesi e che invece da noi, per le solite ragioni, continua a essere negata“. Ma la proposta in sé non è nuova e il Parlamento se n’era già occupato in passato.